Secondo l’ordine di pubblicazione nell’Oscar 2004 di tutte le poesie di Rocco Scotellaro, nella sezione dedicata alle otto traduzioni, a Il viaggio del sole e Il battello ebbro seguono, a pag. 291, le traduzioni di Requiem di Robert Louis Stevenson e Anne Rutledge di Edgar Lee Master.

Requiem e Anne Rutledge sono due epitaffi, espressione di una letteratura che, nella contesa tra emozione e memoria, reale e immaginaria, comprende la vita dal punto di vista avvantaggiato della morte.

 

REQUIEM

è l’epitaffio che Stevenson scrisse per sé. Quindici anni prima di morire, malato, sconvolto e sentendosi per l’appunto vicino alla morte, nella realtà ancora lontana, scrisse Requiem, che contiene l’epitaffio nei versi finali e venne inciso sulla sua lapide a Samoa. Robert Louis Stevenson (1850 – 1894) è stato un romanziere, poeta e saggista scozzese, noto per i suoi romanzi d’avventura. Era un uomo malato (morì di tubercolosi), ma la sua malferma salute non gli impedì di condurre una vita avventurosa. Trascorse i suoi ultimi cinque anni di vita sull’isola di Samoa.

 

Under the wide and starry sky,
Dig the grave and let me lie,
Glad did I live and gladly die,

And I laid me down with a will.

 

Sotto il vasto cielo stellare

scavate una fossa e fatemi posare:

Contento ho vissuto e contento muoio

e con piacere mi poso quaggiù.

 

This be the verse you grave for me:
Here he lies where he longed to be,
Home is the sailor, home from sea,

And the hunter home from the hill.

 

Siano queste le parole da incidere per me:

«Qui egli giace dove più largamente visse

Il marinaio è a casa sua, a casa presso il mare,

e il cacciatore sta bene sulla collina».

 

[Robert Louis Stevenson (1850-94)]

 

[Traduzione di Rocco Scotellaro, 1950]

 

 

ANN RUTLEDGE

è una delle 244 poesie in forma di epitaffio, che compongono l’Antologia di Spoon River (Spoon River Anthology) di Edgar Lee Master, avvocato e poeta statunitense (1868 – 1950). L’Antologia racconta la vita delle persone sepolte nel cimitero di un piccolo paesino immaginario, Spoon River, della provincia americana con epitaffi riferiti a personaggi veramente esistiti nei paesini di Lewitown e Petersburg. I personaggi coprono praticamente tutte le categorie e i mestieri umani di quel microcosmo, e raccontandoli Master si proponeva di descrivere la vita umana della provincia americana: dalle piccole e rare gioie, ai chiacchiericci, alle meschinità e ai travagli; dalle ambizioni deluse alle fiammeggianti passioni d’amore e di delitto.

La raccolta fu tradotta in italiano nel 1943 da Fernanda Pivano e fu riscoperta nel 1971, quando Fabrizio De André musicò nove delle poesie che pubblicò nell’album Non al denaro, non all’amore né al cielo.

Ann Rutledge (1813 – 1835) morì a soli 22 anni di un’improvvisa malattia. Nel 1831 conobbe Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati Uniti, che, pare, fu molto scosso dalla morte della ragazza. Nel 1866 William Herndon, biografo di Lincoln, diffuse la romantica storia del grande amore di Anne e del presidente, storia che la maggior parte degli storici ritengono priva di fondamento.

Ann Rutledge attualmente è sepolta nel cimitero Oakland di Petersburg (Illinois). Master ricorda di aver visitato la tomba di Anne Rutledge nel vecchio cimitero di Concord, quando nel campo c’era solo una lapide col suo nome. Dopo la pubblicazione dell’Antologia, questo epitaffio, benché leggermente modificato, fu scolpito sulla sua nuova tomba nel cimitero di Oakland.

Out of me unworthy and unknown

The vibrations of deathless music;

“With malice toward none, with charity for all”.

Out of me the forgiveness of millions toward [millions,

And the beneficent face of a nation

Shining with justice and truth.

 

Fuori di me indegna e ignota

i suoni di immortale musica:

«con malizia verso nessuno, con carità per [tutti».

Fuori di me il perdono di milioni verso [milioni,

e il beneficente volto di una nazione

risplendente con giustizia e verità.

 

I am Anne Rutledge who sleep beneath these [weeds,

Beloved in life of Abraham Lincoln,

Wedded to him, not through union,

But through separation.

Bloom forever, O Republic,

From the dust of my bosom!

 

Io sono Anna Rutledge che dorme sotto queste [erbaccie,

amata in vita da Abraham Lincoln,

maritata a lui, [non] attraverso unione,

ma attraverso separazione.

Fiore forever, o Repubblica,

dalla polvere del mio grembo!

 

Edgar Lee MASTER (1868 – 1950)

Traduzione di Rocco SCOTELLARO (1950)

 

NOTA. Le parole del terzo verso tra virgolette, che anche Scotellaro conserva «Whith malice toward none, whith charity for all.» – «con malizia verso nessuno, con carità per tutti. » sono alcune di quelle pronunciate da Lincoln nel suo discorso del 4 marzo 1865 a conclusion della guerra civile. 

 

Mi è grato aggiungere un epitaffio per il mio carissimo amico di una vita Antonio Albanese, che di Rocco Scotellaro fu amico fraterno e fedele. Dopo la sua morte e il pensiero che su di lui espressi, ricevetti anonimamente il seguente bellissimo epitaffio, siglato O.S., che amo immaginare scolpito sulla sua lapide:

Solo, in questo letto d’argilla riposo

Solo, in questo letto d’argilla riposo
Vuota la stiva dei miei pensieri
Fedele, sempre, alle mie idee.
La coscienza e i miei ideali vivono,
ancora, sulle onde di mari remoti.
Un porto non ho mai trovato
Il ciclo della vita spezzato.
A lungo rimarrà nella memoria dell’uomo
L’uomo che non ha mai rinnegato se stesso.

 

 

 

 

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2 Responses to Le traduzioni di Rocco Scotellaro – REQUIEM di Robert Louis Stevenson e ANN RUTLEDGE di Edgar Lee Master

  1. Rocco Albanese ha detto:

    Ciao Antonio,
    sono Rocco Albanese, nipote di Antonio,
    ti ringrazio tanto per la memoria sempre viva che hai di mio zio,
    forse sei l’unico che scrivendo ne mantiene alta la figura,
    e credo che quelle frasi scritte anonimamente siano davvero belle,
    da parte mia il ricordo di zio Antonio non si affievolirà mai….
    con affetto

  2. Giuseppe De Rinaldis ha detto:

    Caro Antonio,
    trovo che sia eccezionale il fatto che ancora tanto giovane, vissuto in epoca in cui la conoscenza di lingue straniere nel nostro paese era cosa esremamente rara, il buon Rocco Scotellaro traduceva l’inglese! E’ un prezioso aggiornamento della mia già tanto apprezzata, anche se poca, conoscenza letteraria di Rocco Scotellaro.
    E trovo stupendo che tu caro Antonio rinverdisca questi ricordi, unitamente a quello della tua stupenda amicizia con Antonio Albanese.
    Giuseppe.