edito La Vela, Monsagrati (Lu),
pagg. 252, € 19

Recensione di Sabino Cassese pubblicata su Il Sole 24 Ore, Domenica 8 novembre 2020.

Conte e Mattarella come Eraclito e Parmenide. L’uno, in eterno divenire: da presidente del Consiglio per caso a “giustiziere”, novello Conte di Montecristo, di Salvini; da ribaltatore di maggioranze a primus solus grazie al virus. Sempre più su. Fino a quando? “Durerò fino al 2023”, ha risposto Conte non appena saputo il risultato delle regionali. L’altro, sempre uguale a sé stesso, rappresenta al meglio l’unità nazionale. In solitudine davanti all’Altare della Patria. Fianco a fianco del Presidente sloveno davanti alla foiba di Basovizza. Silenzi cantatori. Lo studio di due personaggi così diversi che hanno finito per intendersi.

Giurista di vaglia, ex membro della corte costituzionale, ex ministro. Cassese qui e in una serie di altri articoli e non solo sul Corriere della Sera, per il quale Cassese scrive spesso lunghi editoriali, demolisce il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

 Del Parlamento sappiamo tutto o quasi (le sedute sono pubbliche e del dibattito ci sono resoconti), mentre del governo sappiamo pochissimo (i verbali del Consiglio dei ministri sono segreti, delle decisioni preparatorie non vi sono neppure verbali, si conoscono, quindi, solo i prodotti, cioè i provvedimenti normativi). Va quindi lodata l’idea di Paolo Armaroli di ricostruire le vicende dei due governi Conte con un ricco corredo di atti parlamentari, comunicati, articoli di giornale, fino alla riforma costituzionale, alle elezioni regionali del 2020 e alla proroga dell’emergenza, e comparando la storia di questo biennio con vicende, episodi, persone dei governi precedenti, non solo del periodo repubblicano (ad esempio, la loro breve durata, come sono caduti, come e quando sono stati sciolti i parlamenti) e anche con numerosi riferimenti ai lavori della Costituente. Il libro è dedicato ai due presidenti, ma al centro c’è quello del Consiglio dei ministri, perché l’analisi è limitata al biennio Conte. Fa pensare a un’altra opera appena uscita, una monumentale Storia costituzionale del Regno Unito attraverso i primi ministri, a cura di Alessandro Torre (Wolters Kluver, 2020, 1210 pagine), anche se Armaroli non assume la postura dello storico, ha un atteggiamento irridente e scettico, alla Montanelli, e non manca di dedicare en passant punzecchiature ai comprimari, specialmente Renzi e Salvini (definendo, ad esempio, quest’ultimo un «ottimo imbonitore»). Armaroli si dedica a fare un ritratto psicologico del presidente del Consiglio e a seguire le vicende dei due suoi opposti governi. Il «Machiavelli del tavoliere di Puglia», osserva l’autore, «parla, parla, parla», è ossessionato dalla storia (per lui tutto quel che fa è storico), è maestro di metamorfosi (e quindi va ascritto alla tradizione trasformista), accentra troppi poteri, dimentica frequentemente l’etichetta parlamentare, non sa o non vuole discutere con l’opposizione. È, in compenso, un negoziatore perseverante e furbo, «nervi di acciaio», abile anche nel fuggire all’estero per evitare i litigi nazionali sui quali non è ascoltato. Armaroli condivide quindi l’opinione di chi pensa che Conte sia «uno dei più straordinari illusionisti della nostra storia» (Paolo Mieli), a capo di un governo che «più è debole più è insostituibile» (Paolo Pombeni). Tutte le novità di questo biennio avevano bisogno di un costituzionalista che, con grande attenzione alle prassi parlamentari e governative, ne ricostruisse i caratteri principali. Un presidente incaricato «a sua insaputa» e «nato per caso» (chi vuol comparare il modo in cui è scelto il capo dell’esecutivo all’estero dispone ora di un bel libro, appena pubblicato, del costituzionalista di Manchester Rodney Brazer, Choosing a Prime Minister , Oxford University Press, 2020). Abilissimo, anche se prolisso, al tornante del suo secondo governo, nell’intervento parlamentare del 20 agosto 2019. Debole, per scarsa dimestichezza con il diritto parlamentare, quando interviene su materie che sono per tradizione prerogativa parlamentare (così sui vitalizi). Autore di dpcm «a valanga», anche se poi «parlamentarizzati». Che supplisce al dilettantismo con la loquacità.

 

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