L’ INNESTO DEL VAIUOLO, un’ode di Giuseppe Parini a favore delle vaccinazioni
L’abate e poeta Giuseppe Parini conosciuto per la forza morale e civile nel poemetto satirico Il giorno e le liriche e le tematiche eterogenee delle Odi che, affrontano temi di stretta attualità, nello spirito del nuovo pensiero riformatore del Settecento di stampo progressista e non solo illuminista. Scrive sulla salubrità dell’aria della campagna contrapposta agli “aliti corrotti” e ai “putridi stagni” intorno alle città, è aperto alle nuove conquiste della scienza, che proprio nel secolo dei lumi scoprì leggi della chimica per la conservazione dei cibi e i vaccini contro malattie infettive invalidanti e più spesso letali.
Parini nel 1765, prima che la teoria delle vaccinazioni fosse sostenuta dalla letteratura medica e praticata diffusamente, scrive l’ode L’innesto del vaiuolo, che demolisce gli stessi pregiudizi che circolano oggi nell’oscurantistica polemica contro l’obbligo di vaccinare i bambini per poterli iscrivere a scuola. Colombo, nuovo Ulisse – dice l’ode – non ebbe paura di affrontare l’ignoto di un mondo nuovo, nonostante le beffe dell’Europa immobile conservatrice del passato, che però poi non ebbe scrupoli a rapinare e conquistare le nuove terre.
O Genovese ove ne vai? qual raggio
Brilla di speme su le audaci antenne?
Allo stesso modo c’era disprezzo della nuova pratica medica del vaccino. I genitori sognano un avvenire felice per i figli, ma l’orribile malattia del vaiolo, che sterminò le popolazioni americane a contatto coi conquistatori spagnoli, stronca le dolci speranze. Il “tacito seme” del virus improvviso è venuto a flagellare nelle case dei ricchi e dei poveri, uccide a man bassa o deturpa la bellezza dei superstiti con devastanti cicatrici. È stato trovato un rimedio, ma gli europei sono così stolti e non vogliono prevenire il male. Invece i cinesi e i circassi, chiamati “barbari e rudi”, da tempi lontani praticano la vaccinazione iniettando nel braccio un po’ di “veleno” per stimolare un processo immunizzante di anticorpi, che è la teoria e tecnica di ogni vaccinazione.
Le ragazze circasse del Caucaso sono bellissime, il volto non ha orripilanti cicatrici, trovano marito.
Rise l’Anglia la Francia Italia rise
Al rammentar del favoloso Innesto:
E il giudizio molesto
De la falsa ragione incontro alzosse.
In van l’effetto arrise
A le imprese tentate;
Chè la falsa pietate
Contro al suo bene e contro al ver si mosse,
E di lamento femminile armosse.
Anche al tempo del Parini c’erano molti europei e di altri luoghi che deridevano l’innesto per “falsa ragione” e “falsa pietade” andando contro al proprio bene e contro la verità. Il poeta è però fiducioso che la saggezza vincerà contro le ostinate superstizioni, fiorirà una gioventù sana, le ragazze non saranno più brutte per le ferite del vaiolo, Imene, il dio delle nozze, trionferà.
Allora come oggi!
«Favoloso innesto» recita l’ode di Parini: si riferisce alla pratica di innestare pus del vaiolo, con cui ha inizio la storia delle vaccinazioni. Ce l’ho sul braccio i segni del vaccino del vaiolo, l’unica malattia dell’uomo che è stata eradicata, come ci assicura la scienziata Ilaria Capua, che sul Corriere della Sera di oggi 22 marzo scrive: «Favoloso Innesto» recitava Parini raccontando della prima grande avventura sperimentale per raggiungere l’immunità di gregge. Mi riferisco al vaiolo, l’unica malattia dell’uomo che è stata eradicata. Ma prima di arrivare dove voglio portarvi ritornerei un attimo all’ode di Parini, su una parola del verso: favoloso. Ebbene sì. I vaccini a volte hanno del favoloso, ovvero dell’iperbolico, dice la Treccani. Piaghe che si sono susseguite per millenni raggiungendo le loro vittime, creando morte e devastazione, di punto in bianco si possono fermare. Oggi, con quello che vediamo sotto gli occhi mi sento di spingere quell’aggettivo oltre e chiamare quell’innesto «miracoloso».
Dove vuol portarci Ilaria Capua? Va detto, non può non essere detto:
” Ma quale vaccino direte voi. Io vi rispondo che non importa perché tutti i vaccini disponibili adesso in Italia proteggono contro l’ospedalizzazione e il decorso infausto. Il vaccino quindi va visto come il muro, l’argine, la barriera all’ondata di morte. Ma non solo questo. I vaccini disponibili adesso proteggono contro le varianti attualmente in Italia e riducono significativamente la trasmissione e i casi asintomatici.
Il mio grido implorante è per chiedervi per piacere di aiutarci a costruire quel muro che è indispensabile per ricominciare a vivere. Quel muro è fatto di mattoni e se man mano che lo costruiamo lasciamo vuoti degli spazi il muro non terrà. Sarà la solidità e la tenuta di quel muro che proteggerà i fragili opponendosi alla forza distruttiva di un virus che sta cercando di uccidere tutti i nostri nonni e le nostre nonne. Siamo nel bel mezzo di un fenomeno epocale che nel volgere di un paio di mesi potrebbe essere completamente ridimensionato se solo credessimo alla storia, alla scienza e al potere del senso di responsabilità. Nessuno escluso.”
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Caro Antonio,dai il “buonasera” proponendo un tema serio e lanciando un messaggio importante.
Intrigante mi pare il richiamo del Parini, un poeta oggi poco noto, o trascurato, o dimenticato.
Un tempo già alla scuola elementare non pochi imparavano a memoria almeno “La vergine ccuccia”. Chissà che tutte le poesie che ci obbligavano a mandare a memoria non servivano a “vaccinare”. Contro cosa me lo dirai eventualmente domani.
Intanto, grazie per il tuo spunto di riflessione.
Angelo
Caro Angelo, Mi chiedi se tutte le poesie che ci obbligavano a mandare a memoria servivano a vaccinare. Io penso di si: ci vaccinavano dall’imbecillità. I vaccini non eradicano le malattie, tranne il vaiolo, riducono la pericolostà e la trasmissibilità. Ilaria Capua ci dice che se ci vacciniamo del corona virus ci ammaleremo ancora, ma non finiremo in ospedale e non moriremo. Così tra coloro che mandavano poesie a memoria qualcuno, che imbecille era, imbecille è rimasto. Penso che i no-vax poesie a memoria non ne hanno mandate. Costoro, come ci dice sempre Parini, costituiscono quella parata degli imbecilli che nessuna vaccinazione può eradicare.
Buona serata
Antonio
Dal Parini alla Capua il passo è breve. Anzi, obbligato. Ottimo parallelismo, in ispecie ponendo la Capua come coronamento del Parini: e chissà che ne avrebbe pensato. Le suggerisco il prossimo articolo: Manzoni e Burioni, la storia della colonna infame potrebbe fornirle il lirico spunto.