La lettera lucana di oggi, 4 maggio, di Andrea di Consoli ricorda il male oscuro di Giovanni Russo. La lettura delle lettere di Di Consoli è l’unica distrazione che il vecchietto in panchina si concede a inizio delle sue giornate come legame con la Lucania. Poi torna in panchina a non fare il resto di niente, in tranquilla attesa di qualcosa, quale essa sarà gli è indifferente e l’accetta serenamene.

La lettera di Di Consoli mi ha ricordato una filastrocca di Ennio Flaiano che, con molta fatica, ho inviata a Di Consoli, nonché una lettera che scrissi a Giovanni Russo .
A costo di ridurmi allo sfinimento ripropongo la lettera con la filastrocca di Ennio Flaiano.

25 settembre 2001
Egregio Dott. Russo,
Le rinnovo il ringraziamento per il piacere provato leggendo i tre Suoi ultimi libri (il terzo, a cui non si accennò nel corso del nostro brevissimo incontro è, ovviamente, Olive verdi), piacere che si rinnova da 50 anni. La prima cosa che lessi di Suo fu, 51 anni fa, il testo del telegramma di solidarietà per l’arresto di Rocco Scotellaro. Ero a casa di Rocco con Antonio Albanese, seduti in cucina attorno al tavolo, e leggevamo lettere e telegrammi ai tanti contadini che venivano a consolare la povera madre, spiegando chi erano le persone che scrivevano. Fui io ad aprire e a leggere il Suo telegramma, ma non fui in grado di spiegare chi Lei fosse; e non ricordo se ne fu capace Antonio Albanese. La lacuna fu però presto colmata.
Lo scopo di questa lettera, come ricorderà, è segnalare alcune imprecisioni rilevate nella Lettera a Carlo Levi. Ne ricordo tre.

Prima. Avrei qualche dubbio che la foto in copertina sia del 1945. Secondo i miei ricordi Levi tornò in Basilicata nel 1946 in occasione della sua candidatura all’Assemblea Costituente, come mi pare che, ultimamente, confermi Un torinese del Sud, pag. 174 s .

Seconda. A pag. 68 Lei scrive nel quarto paragrafo: «Frequentò la seconda liceale a Trento a casa di una sorella e prese la licenza liceale a Tivoli nel 1942, dove si manteneva come istitutore nel Collegio Nazionale». Vero è che Rocco a Trento, ospite della sorella Serafina, frequentò la seconda liceale e, come si diceva, «fece il salto», dando gli esami di maturità. Quindi si iscrisse in giurisprudenza Roma, perché aveva trovato occupazione come istitutore a Tivoli. Di questo intelligentissimo allievo meridionale scrisse poi il cattolico Giovanni Gozier, che di Rocco era stato professore a Trento e l’aveva incoraggiato a «fare il salto». Purtroppo non trovo lo scritto di Gozier.

Terza. A pag. 75 Lei scrive nel secondo paragrafo: «Da Portici scrive all’amico Antonio Albanese quando comincia a stare male, parlandogli delle visite dei medici. Ha come una premonizione e scrive alla mamma l’ultima lettera prima di morire, una lettera commovente in cui annuncia che andrà al Paese, che pensa di avere un reuma molto forte al petto».
Vero è che Rocco aveva cominciato a star male più di una settimana prima della morte, a Irsina ed era in compagnia proprio di Antonio Albanese. Passarono la notte in bianco, Rocco stava malissimo, e l’indomani tornarono a Tricarico grazie a un passaggio ricevuto dal segretario provinciale della DC, un giovane avvocato tricaricese, che si trovava a passare per Irsina. Questi fatti sono raccontati nella Vita di Rocco scritto dalla madre Francesca Armento. Il 15 dicembre, prima di morire, Rocco scrisse due lettere: una ad Antonio Albanese e l’altra alla mamma, inserendo tutt’e due le lettere nell’unica busta indirizzata alla mamma, che giunse a Tricarico il 17 dicembre, il giorno del funerale. Lei ha la lettera ad Antonio Albanese, divisa in due parti: una scritta il 14 e la seconda il 15 dicembre. In questa Rocco scrive: “Io penso di avere un reuma fortissimo al petto e alla gola. Ma disgraziatamente solo un dottore in Italia si intende, positivamente e cioè guarendo, di reumatismi: ha 95 anni e sta a Ferrara”. Questo medico vegliardo era un prozio di Bassani. Antonio Albanese mi riferì di aver saputo dallo stesso Bassani che si trattava del padre. Ma evidentemente Antonio ricorda male, perché Bassani giovane non poteva avere un padre così vecchio e perché a Ferrara alcuni miei amici ancora si ricordano di quel vecchio medico, che effettivamente aveva fama di curare bene gli acciacchi causati dalla nebbia padana.

Con i migliori saluti
Antonio Martino

FILASTROCCA DI ENNIO FLAIANO

Alle cinque della sera
nella piazza di Matera
da una Topolino di lusso
scende Giovannino Russo.
Coro di contadini:
Che lusso. Che carriera
Alle cinque della sera
nella piazza di Matera
 

2 Responses to RICORDO DI GIOVANNI RUSSO

  1. domenico langerano ha detto:

    Sempre carissimo Antonio,
    Mi ha fatto piacere che ti sei dato coraggio e, riaccendendo il tuo blog, ci hai fatto ricordare Giovannino Russo, un giornalista sempre attento a darci una mano per le nostre ‘questioni meridionali’, lode alla tua passione che si dimostra più forte della fatica che stai sopportando.
    Nel panorama della cultura regionale non sono molte le fiammelle, come il tuo blog, che ripropongono alla memoria delle attuali generazioni nobili persone e fanno luce su ricordi e accadimenti del passato degni di nota.
    Ho avuto la fortuna di aver incontrato Giovannino Russo in due occasioni molte importanti per la comunità di Tricarico.
    Nella prima metà degli anni 80, come giornalista del Corriere della sera Giovannino conduceva la famosa trasmissione mattutina di Rai 1 ‘Chiamate Roma 31 31’, mi misi in contatto con lui chiedendogli di portare il Salumificio di Tricarico, appena costruito, come esempio dell’attitudine (inettitudine) della classe dirigente locale e regionale a valorizzare gli investimenti statali che realizzavano grandiosi opifici industriali infognandosi in maneggi opportunistici-clientelari che alla fine portavano quegli opifici sui binari morti non di cattedrali nel deserto ma direttamente nell’archeologia industriale, senza che nessuno pagasse quei furti delle risorse economiche nazionali.
    Giovannino Russo non mi rispose, ma dopo un paio di giorni ci invitò ad esporre in diretta l’intera vicenda del Salumificio più grande d’Europa. Andammo a Bari io e tutti gli operai del vecchio salumificio e l’intera mattinata della trasmissione fu dedicata al nostro nuovo Salumificio. Gli operai ricevettero anche un gettone di presenza, io lo rifiutai, mi bastò la felicità per il nobilissimo gesto di attenzione del giornalista.
    Sempre negli anni 80, nel periodo della realizzazione della dorsale appenninica della rete del gas metano, si tenne a Melfi un importante incontro pubblico organizzato dal senatore Calice durante il quale la Snam e la Lega delle Cooperative, per quel che capii, concordarono di darsi da fare operativamente per valorizzare quella risorsa energetica per lo sviluppo del mezzogiorno. Tricarico fu tra i primi comuni ad avere la rete del gas metano per il salumificio, per tutte le abitazioni e per le aree artigianali. Durante la pausa pranzo del convegno, per esserci conosciuti in quell’esperienza barese di Radio anch’io, Giovannino Russo ci pregò di stare al suo tavolo al quale si unì anche Calice e un paio di dirigenti Snam e della Lega, lui era lì presente per tastare, per verificare in prima persona la bontà di quelle trasformazioni che l’Agenzia per il Mezzogiorno andava realizzando. Non posso dimenticare l’ironia con la quale accolse il primo piatto di lasagne alla bolognese, a dimostrazione della sudditanza dei ristoratori locali a gusti ‘nordici’ pur famosi, sprecando così l’occasione di proporre ai palati di persone di altre regioni, oltre al nostro Aglianico, i nostri piatti come i cavatelli con le cime di rape e il baccalà con i peperoni cruschi.
    Grande Giovannino Russo e anche tu, Antonio, insostituibile per i tuoi doni culturali!
    Mimmo

  2. antonio martino ha detto:

    Caro Mimmo,Mi sono detto: Chissà se domani mattina ce la farei, meglio subito. Alla lettura del telegramma di Giovanni Russo per l’arresto di Rocco, lo confusi con Luigi Russo, ex Rettore della Scuola Normale di Pisa, sostituito dopo la vittoria elettorale del 18 aprile del 1948 della DC. Il mio professore di latino e greco, normalista, un liberale che aveva votato DC, deluso, ci incitava alla rivoluzione al notto QUOD NON FECEREUNT BARBARI FECERUNT BARBERINI.Esultando gridai a Antonio, Antò ha scritto Russo.I contadini mi chiesero chi fosse, io mi accorsi della mia confusione, mi impappinai e non sapevo come uscirne. I contadini reagirono col loro scettico mormorio che ti prende per …

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