La solitudine fatta persona era di Palazzo San Gervasio, paese in provincia di Potenza dove io ero nato e ho vissuto fino all’età di 9 anni. Negli anni successivi si tornava al paese natio, dapprima frequentemente, poi sempre più di rado. Sono tante le cose che ricordo di Palazzo San Gervasio. Cose anche molto interessanti, come la conoscenza di una bambina di sette anni, venuta dall’America con i suoi genitori l’anno prima che la seconda guerra mondiale sconvolgesse il mondo. Quella vacanza  la trascorremmo assieme. Lei divenne una delle più grandi attrici americane, col nome di Anne Bancroft.

Tra le cose che più ricordo, e non so perché mi sta tornando davanti agli occhi l’immagine di un uomo dolente nella sua solitudine. Lo capii dopo, quando divenni più grande e in Italia non ci fu più il fascismo. Quest’uomo era solo non perché non avesse un amico, un solo amico, ma perché nessuno lo vedeva, chiunque notasse, mostrasse di accorgersi della la sua esistenza correva un grosso rischio.

Egli abitava in un bel palazzo del bel corso Manfredi di Palazzo San Gervasio. Il fratello, Francesco Ciccotti, figura di spicco del socialismo massimalista e attivissimo in Basilicata, deputato del collegio di Melfi e di Perugia, era stato unito da forte amicizia politica con Benito Mussolini.

Poi l’amicizia finì, Francesco Ciccotti e Benito Mussolini si batterono in duello alla sciabola, all’ultimo sangue, che fu interrotto dai padrini per una crisi cardiaca di Ciccotti.

Francesco Ciccotti finì in esilio, il fratello, uomo invisibile, fantasma a Palazzo San Gervasio.

 

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