L’abate e poeta Giuseppe Parini nel 1765, prima che la teoria delle vaccinazioni fosse sostenuta dalla letteratura medica e praticata diffusamente, scrisse l’ode L’innesto del vaiuolo, che demolisce gli stessi pregiudizi che circolano oggi nell’oscurantistica polemica contro la vaccinazione per il Covid. Colombo, nuovo Ulisse – dice l’ode – non ebbe paura di affrontare l’ignoto di un mondo nuovo, nonostante le beffe dell’Europa immobile conservatrice del passato, che però poi non ebbe scrupoli a rapinare e conquistare le nuove terre.

Angelo Colangelo mi ringraziò per questo richiamo di Parini, oramai dimenticato e mi chiese se tutte le poesie che ci obbligavano a mandare a memoria servivano a vaccinare. Gli risposi che, secondo me, erano servite a vaccinarci dall’imbecillità. Angelo, naturalmente, fu d’accordo.

I vaccini,  tranne il vaiolo,  non eradicano le malattie, ma ne riducono la pericolostà e la trasmissibilità. L’immunologa Ilaria Capua ci dice che se ci vacciniamo del corona virus ci ammaleremo ancora, ma non finiremo in ospedale e non moriremo. Così tra coloro che mandavano poesie a memoria qualcuno, che imbecille era, imbecille è rimasto. Ma agli altri mandare poesie a memoria è servito, eccome.

Penso che invece i no-vax non hanno mai imparate poesie a memoria, e sicuramente lo pensa anche Angelo. Costoro, come ci dice sempre Parini, costituiscono quella parata degli imbecilli che nessuna vaccinazione può eradicare.

«Una persona stupida è più pericolosa di un bandito», dice Carlo M. Cipolla nel The Basic Laws of Human Stupidity, dove sono descritte le cinque leggi fondamentali della stupidità.

 

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