Natale. Al freddo e al gelo nasce il Bambino Gesù.
Al Natale Scotellaro dedicherà i seguenti versi della poesia I pezzenti e la poesia Natale incluse nell’edizione a cura di Carlo Levi di E’ fatto giorno, rispettivamente nelle sezioni Quaderno a cancelli e Neve.

E’ bello fare i pezzenti a Natale
perché i ricchi allora sono buoni;
è bello il presepio a Natale
che tiene l’agnello
in mezzo ai leoni.

Pochi versi amari, dettati dall’esperienza dell’ingiustizia sociale, che è tutt’uno, nell’opera di Scotellaro, con la terra stessa di Lucania.
Nei primi due versi c’è l’enunciato della poesia: i ricchi amano sentirsi buoni una volta l’anno e perciò a Natale sono generosi.
Nei tre versi successivi lo stesso concetto è ripreso attraverso la metafora dell’ agnello tra i leoni: un’immagine di pace natalizia, che suggerisce (per contrasto) ciò che non è detto  esplicitamente, e cioè che nel resto dell’anno il destino dell’ agnello è, naturalmente, di essere sbranato.

La poesia Natale si riferisce, negli ultimi tre versi a una tradizione non agevolmente comprensibile. Prima voglio ricordare la tradizione di lasciare per tutta la notte di Natale la brace viva nel braciere o nel camino, consentendo alla Madonna, che sarebbe passata, di asciugare i pannolini di Gesù. E’ una tradizione che Titina ha continuato a osservare fino a pochi anni fa supplendo elettricamente alla brace viva con una stufetta elettrica posta nel camino e tenuta accesa tutta la notte davanti a un piccolo stenditoio.

Rocco non ha perso mai nulla dell’espereinza con i frati e ritengo che per la tradizione della tavola intatta per il bambino della mezzanotte, di cui agli ultimi tre versi del Natale, si sia ispirato alla tradizione della Pasqua ebraica (Pesach) o abbia voluto adattare Pesach in ambito cristiano o, meglio, abbia voluto adattare il motivo poetico (e messianico) del quinto bicchiere di Elia.
Pesach significa passaggio (Pasqua): passaggio del mar Rosso del popolo ebraico, liberato dalla schiavitù, e passaggio di Gesù dalla morte alla vita, primizia di vita eterna.
Pesach si rifà al comandamento dell’Esodo 13, 8 « In quel giorno tu istruirai tuo figlio: È a causa di quanto ha fatto il Signore per me, quando sono uscito dall’Egitto ».
Uno dei doveri di Pesach è quello di tramandare il racconto dell’Esodo da una generazione all’altra secondo un rituale, chiamato Haggadah di Pesach, che significa racconto del passaggio, ossia racconto della liberazione dall’Egitto, rituale che si svolge durante la cena tenuta in casa le prime due sere di Pesach.
Affinché il comandamento del “raccontare” sia adempiuto, è necessario che anche i bambini vengano inclusi nella conversazione in modo tale che il ricordo della persecuzione, dell’esilio e della liberazione diventi importante e pieno di significato per loro.
Per adempiere nel modo migliore al comandamento, ai quattro bicchieri richiesti dal rituale, si aggiunge un quinto bicchiere riservato al profeta Elia, per quando egli verrà. Il quinto bicchiere, quindi, accompagna l’auspicio della redenzione messianica.

NATALE

Si cammina su e giù
lungo le stazioni e queste vie.
C’è chi mi dice: Abbandona la nebbia,
abbandona l’asfalto grasso,
le vetrine: luce di dieci candele
pende su baschi e giocattoli.
Le mie famiglie riempiono le case,
hanno lasciato la tavola intatta
per il bambino della mezzanotte.

 

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