Rocco Scotellaro muore a una incollatura dal traguardo della pubblicazione della raccolta delle sue poesie. Cinque anni di tentativi, incoraggiamenti, promesse e delusioni tra un editore di provincia, Lacaita, un tentativo da Vallecchi, e poi Einaudi e Mondadori. Una logorante vicenda che mi raccontava Antonio Albanese nel suo svolgimento, visto con speranza vicino alla certezza, talvolta udita anche da Rocco. Sono quindi molto grato al prof. Franco Vitelli che nella Introduzione alla sua edizione c.d. riveduta e integrata delle poesie È fatto giorno, l’ha accuratamente ricostruita nei dettagli, e anche nei dettagli odiosi delle opposizioni, che ignoravo e dei quali bisogna dire.

Cinque anni, perché l’idea di raccogliere in volume le poesie risale almeno al 1948, quando Leonardo Sacco presenta Rocco a Bassani in occasione del Convegno sull’analfabetismo che si svolse a Matera, aprendogli indirettamente la via a Botteghe Oscure e il 23 agosto gli scrive che è suo intendimento giungere a una definizione della pratica relativa alla pubblicazione delle poesie.
Gli fa eco Vittore Fiore, che in una lettera da Bari del 22 settembre accenna possibilità della pubblicazione presso un editore di provincia, Lacaita, o presso Vallecchi.

In Rocco matura l’ambizione di attuare il progetto presso un grosso editore e nella primavera del 1949 si presenta da Carlo Muscetta, presso gli uffici di Einaudi a Roma, per proporre un manoscritto che, poi, nel 1954, attesterà lo stesso Muscetta, «non solo nel titolo, ma anche nell’architettura, corrispondeva alla prima parte del libro uscito da Mondadori». 
Carlo Muscetta, amico e critico di Rocco. Tenero e affezionato amico, di cui subito dirò qualcosa e critico acido, di cui pure bisognerà parlare.

Era ovvio che fosse Einaudi l’editore a cui Rocco pensasse, per il prestigio della casa e per l’aiuto da parte  di Carlo Levi, in cui poteva sperare.

Nell’ottobre del 1954 nella rivista «Società», a ridosso di È fatto giorno e di Contadini del Sud, comparve il carteggio tra Muscetta e Rocco: 21 messaggi e 2 telegrammi, di cui 6 messaggi e i due telegrammi di Muscetta.

2/5. ’49; 7/6/’49 (Sindaco dei poeti e poeta fra i sindaci);
20/7/’49 (Addio caro Rocco, ti amo e sono il tuo …);
20/9/’49; 17/11/’49 (credo che entro una settimana sarò in grado di darti la felice notizia);
16/12/’49 (minuta di telegramma: LIBRO VARATO SEGUIRA’ LETTERA EINAUDI AUGURI);
18/4/50 (minuta di telegramma: SEI INVITATO VENEZIA PARTIREMO VENERDI’ ORE 12 GIULIO TI ASPETTA MARTEDI’ CON SALAMI);
6/11/50 (non so cosa dirti delle decisioni torinesi. Li considero dei bambini folli io mi regolo in conformità).

L’ipotesi che il libro fosse pubblicato da Einaudi ha duque una conclusione sfortunata. Inaspettata e improvvisa. Incredibile quando divennero note le obiezioni suscitate dalla proposta, di cui dirò, seguendo nel prossdimo post la ricostruzione  del prof. Vitelli.

Linuccia Saba, saputolo, scrive a Rocco di voler fare subito qualcosa perché il libro uscisse lo stesso e che ne aveva parlato “con un amico della primissima infanzia, ora braccio destro di Mondadori: Remo Cantoni”.

Il 4 aprile 1952 Rocco scrive a Remo Cantoni per poter inviare il manoscritto. Il 17 marzo 1953 scrive a Levi: «Io bene sono stato qualche giorno per la notizia (ancora privata) ricevuta da Cantoni, che ha fatto una regolare proposta di pubblicazione delle poesie».

Lunga l’attesa anche presso la Mondadori, di cui Rocco non vedrà la conclusione. Il 25 novembre firma il contratto, il 15 dicembre muore.

 

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