Nota di R.S.
Lettera ai figlio
L’Amore
IL VICINATO
IL GIORNO DEI MORTI

L’AMORE

Stando così in ozio ho pensato di prendere la penna e il calamaio, voglio divagare un po’, tanto, vecchia, non ho cosa fare. Voglio parlare e descrivere la vita dell’uomo e della donna, come ho visto in questi anni che ho passato che non siamo tutti uguali.
Ci sono degli uomini che hanno la loro moglie e vanno in cerca di altre; le donne, lo stesso. lo pensavo tra me: «Che brutti tempi che siamo arrivati, non c’ è più onore, educazione, come prima, i giovanotti. Adesso che cosa si combina! Fa bene Iddio che non ne può più e ci castiga. Le ragazze, come non fosse niente, vanno coi loro fidanzati abbracciate, si baciano per le strade, a fare le passeggiate le lunghe serate; arrivano a stare a mezzanotte, all’una, all’aria aperta, seduti sdraiati sul-l’erba, e ne fanno di tutti i colori. Che brutti tempi che siamo arrivati! I loro genitori, che dicono, che pensano? Ma più passa il tempo e più il mondo cambia; non si riguardano più ».
Un giorno mi metto a pensare e chiamo una ragazza e le dissi: – Quel giovane che tu andavi insieme l’altra sera chi era? – Lei mi rispose: – Il mio fidanzato. – E dove siete andati a quell’ora insieme? – Lei rispose: – Siamo stati al cinema; dopo del cinema andammo a godere sull’erba l’aria fresca. – Che dici?, le risposi io, e voi soli? – Sì, soli. – E i tuoi genitori che hanno detto quanto ti sei ritirata? – Che dovevano dire? Adesso è tutta cambiata la vita: che dobbiamo essere come ai tempi vostri, che non volevate stare neppure vicini seduti? Ma ora no, il nostro sangue bolle, non è come prima come voi, che se un fidanzata voleva scherzare voi donne di prima lo mandavate fuori e gli dice- vate: «Non venire più a casa, non posso sopportare tali cose, se vuoi me devi essere serio, altrimenti vai a trovarti chi può giocare con te».
Un altro giorno mi trovo a parlare con un uomo che aveva l’amante e aveva moglie e figli. lo gli dissi: – Perché, tieni la moglie, è bella, e anche quei bei figli, e ci vuole pure l’amante? Se io fossi moglie a te, non starei più con te e non ti guarderei in faccia. – Mi rispose: – Non siamo noi. Anche io certe volte mi pento, la moglie la voglio pure bene e i figli; ma quando uno si trova, prende fuoco, non si bada più niente, e anche la donna si attacca che non puoi farne a meno -. lo ripresi: – Ma tu lo fai più di una volta, ora ti sento per una, ora per un’altra -. Quello rispose: – Questo è il mio destino. Sono nato così. Chi nasce che poco cura le donne: ci sono quelli che tengono le mogli e ogni tanto si sognano; invece io vorrei stare attaccato alle donne.
Io, sempre curiosa, un altro giorno mi chiamai una donna. – Ma, io le dissi, io ho saputo che tu tieni l’amante. Come va? tuo marito è un bel giovane -. Essa le venne da piangere: – Sarà un bello giovane, ma sta al mio lato come una legna. Ogni tanto che si ricorda, io presto sono gravida. lo, che ogni tanto lo vedo, devo solo soffrire a fare figli; gli altri stanno sempre attaccati, non fanno figli. Ognuno come è il destino: sono nata cosi, io voglio stare sempre vicino, lui non è così, e mi trovo l’altro, ché io non mi fido di stare. lo, se stessi sempre attaccata, non mi stancherei mai; sono nata così, appena uno mi fa una smorfia io sono già riscaldata-. Rispondo io: – Ma come fate a riscaldarvi? lo non ero così, mio marito mi chiamava « Sei una pietra », lui mi accarezzava, io ero veramente un sasso. Riprese una donna che era con noi in questi discorsi: – Fortuna che siamo così, che non ci riscaldiamo, che mio marito dice: «Se io avessi trovato una donna così furiosa la bastonavo sempre: la donna furiosa come è col marito così si attacca con tutti».
Riprese un’altra donna: – E pure io non potevo mai immaginare che alla tarda età tanto l’uomo che la donna ancora dovevano risentire. – Ah, sì, disse l’altra donna, mio marito ora ha cinquantatre anni, io ne ho cinquanta, ma siamo peggio della gioventù: mio marito se si vede una notte solo non prende pace. – Sì, riprese una vecchia di settantacinque anni, mio marito ne ha settantotto ma ancora va trovando queste cose.
Un altro giorno chiamai una vedova e dissi: – lo ti vedo incinta; cosa hai fatto? – E mi disse: – Sono cinque anni che sto con quest’uomo, abbiamo fatto i sacrifizi per non fare parlare la gente, ma ora la gente già lo sanno che ci amiamo, abbiamo detto: «Ormai lo sanno, si sciolga la corda e che ne viene viene» -. Un’altra vedova invece disse: – Sono lasciata vedova a trent’anni, sono dodici anni, ma non mi passa neppure per la testa il marito. Uno ho visto, e mai più ne vedrò -. Riprese l’altra: – Beata te. Così siamo nati, e non siamo noi, è il sangue che bolle e non ci fidiamo a stare senza.
Intanto, come ho constatato, mondo è stato e mondo sarà. Vuol dire che nei nostri tempi eravamo più semplici, più educati, ogni tanto si sentivano queste donne e uomini di fare qualche cosa; ma ora no, non badano né ai genitori né alla gente che parla, badano a fare quello che vogliono. Nella guerra del 1915 io ero moglie di richiamato, avevo due figli, altro non facevo che lavorare, piangere, fare voti ai Santi per fare ritirare mio marito sano e salvo in casa.
Mentre c’erano gli altri come me che facevano le stesse cose mie, altri poi pensavano a giocare e divertirsi, ma erano pochi casi. Ma questi di adesso come non fosse niente: è stata l’altra guerra del 1935, sono morti i mariti, non ne hanno fatto conto.
Qualcuno proprio che l’ ha pensato, il perché, è questo. Noi in quei tempi avevamo 30 centesimi al giorno, i figli 20 centesimi; dopo due anni ci dettero 40 centesimi. E cosa dovevamo fare? Lavorare e piangere. Ora hanno avuto molto sussidio, hanno pensato al divertimento, e alla morte dei mariti non hanno pensato. Quelle che ci sono che li pensano, forse hanno di meno paga, ché i figli sono grandi; loro hanno pensato all’onore, e stanno al loro posto e non possono arrivare a tirare la vita, ché ora tutto è caro. Le altre, che si sono trovati innamorati, stanno senza sposare e hanno lo stesso la paga e si divertono. Quelle oneste tirano la vita alla meglio che si può; quelli della guerra mondiale che si ritirarono stanchi, pieni di gas asfissiante, non sono arrivati agli anni lunghi: arrivati a cinquanta anni, cinquantacinque, sessanta, più non tiravano, e le povere mogli vecchie che sono lasciate non sono state riguardate. Questa è la vita di questi tempi, ché la vita è disperata e non si cura più chi muore. Beato chi si è potuto divertire!

 

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