L’interesse di Rocco Scotellaro per il cinema è nato in seconda liceo a Trento. Alfredo Pieroni, suo compagno di scuola, aveva già maturato lo stesso interesse e glielo aveva trasmesso, facendogli conoscere due riviste CINEMA e BIANCO E NERO. Pieroni aveva la vocazione del giornalismo, diventerà giornalista professionista nel 1950 a 27 anni e già prima aveva pubblicato servizi di informazione e critica cinematografica. E’ stato anche direttore del quotidiano della regione in cui vivo, Il Resto del Carlino, che leggo ogni giorno nell’edizione di Ferrara.

CINEMA è stato un quindicinale di critica cinematografica dell’editore Rizzoli, la cui pubblicazione si è sviluppata in due periodi storicamente distinti. Il primo è iniziato nel 1936 e si è protratto fino al 1943. In entrambi i casi la rivista si è caratterizzata, seppure in modo diverso, quale punto di riferimento importante per le tematiche della cinematografia e, più in generale, per i rapporti di questa con la società italiana del periodo. Nel periodo trentino di Scotellaro il direttore del quindicinale era il figlio del duce  Vittorio Mussolini, di cui era nota la passione verso il cinema.

BIANCO E NERO è un periodico di cinema pubblicato a partire dal  1937. È la più antica rivista italiana di studi cinematografici ancora oggi pubblicata,  sotto l’egida del Centro sperimentale di cinematografia.
Ha cambiato più volte periodicità: dapprima, nel periodo trentino di Rocco, mensile (1937-1943).
Bianco e Nero ha pubblicato saggi sulla storia, forma e tecnica cinematografica, iniziando dal 1939 una serie di volumi monografici, culminata nel 1996 con la pubblicazione dei 21 volumi della filmografia del cinema muto italiano.
Anche il nome in copertina è cambiato: Bianco e NeroBNB & NBianco & neroB/nBiancoenerobianco e nero.

Per comprendere l’interesse di Rocco Scotellaro per il cinema bisogna liberarsi del falso mito del poeta contadino, che ha creato una confusione incredibile e ha snaturata la sua immagine poetica. Questo mito è l’opposto della spiegazione della parola folkore, che Rocco dette a una amica del Nord ( V. sul mio blog Rabatana: Folklore: il nome e la cosa ). Al folklore, creato dai contadini (la cosa), gli altri hanno dato il nome (folklore); quì Rocco Scotellaro ha creato la cosa (la sua poesia), chi l’ha conosciuto e amato gli ha dato il nome (poeta della libertà contadina); gli incolti, che Rocco non conoscono e lo sventolano come un vessillo, si sono immaginata la cosa a modo loro, sfigurando il nome (poeta contadino). Bisogna conoscere la formazione della e la vita stessa di Rocco Scotellaro per conoscere la sua poesia (per Rocco Scotellaro vale l’opposto di Michele Parrella). Riguardo al particolare argomento di cui si sta parlando bisogna conoscere il suo rapporto con l’arte e gli artisti del suo tempo.

In proposito può essere utile rinviare a un contributo di Palmarosa Fuccella, Rocco Scotellaro e le arti visive, in Forum Italicum: Lucania Within us, 50 (2), 2016, pag. 801 ss, e del contributo riportare ad esempio due casi.

  • L’incontro giovanile tra Rocco Scotellaro e Mauro Masi avvenuto al Liceo di Potenza nel 1939 (Rocco frequentava la prima liceo, Masi il ginnasio), rappresenta un elemento cardine nella formazione di entrambi. Masi si legherà indissolubilmente all’universo lirico di Scotellaro e questo alla istanze espressive dell’arte, che il pittore potentino, allora poco più che quindicenne, subito condivise con quel ragazzo di Tricarico che aveva “rossi capelli ed irti ed un viso tutto coperto di lentigini”.
  • Rocco Scotellaro riceve a Portici la visita di Luigi Guerricchio, giovane e valente artista materano, accompagnato da una lettera di ‘‘referenze’’ di Mauro Masi. Afferma  Guerricchio: ‘‘Chi mi insegnò a ‘‘vedere’’ ciò che poi avrei rappresentato, in realta` fu Rocco Scotellaro. Lo incontravo spesso a Portici, sulla lunga terrazza della villa dove aveva sede la Scuola di Economia agraria diretta da Rossi-Doria (E Palazzo reale di Portici  s’intitola un’intensa e variata poesia composta da Rocco nel 1952: Dai grandi archi della Reggia il mare è il primo a farsi vedere bianco sotto le luci nere delle nubi lasciate dal giorno. Verso le grandi chiome dei pini spunta una Napoli corallina con le sue luci di palco. Degli amici vicini e lontani cade il ricordo, come cade la ghianda dalla nuvolaglia dei lecci. Scotellaro scrive e ‘‘dipinge’’ la Reggia di Portici, ‘‘un mondo di colori o di parole che richiamano colori’’ in una costante tensione ‘‘verso un aperto naturalismo’’).

(continua)

 

2 Responses to L’INTERESSE DI ROCCO SCOTELLARO PER IL CINEMA NASCE A TRENTO (2, continua)

  1. Rachele ha detto:

    … e io devo dire grazie a Guerricchio per averti incontrato sul tuo blog. Tre anni fa andai a vedere una mostra che abbinava i suoi quadri a poesie di Scotellaro; volli saperne di più, già mi piaceva, e iniziai una ricerca che continua ancora. Così sono diventata rabatanadipendente.
    Un abbraccio

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