Omaggio per ‘LA NOTTE PIU’ LUNGA”
La lettera lucana di oggi di Andrea Di Consoli parla della goffa modernità delle discoteche di paese. Mi fa ricordare un compagno d’infanzia che all’esame d’ammissione al ginnasio consegnò foglio in bianco e così si giustificò: «La traccia era “Il treno esce sbuffando dalla galleria. Vostre impressioni. Io non ho mai visto un treno, non l’ho mai visto uscire sbuffando dalla galleria: come facevo a scrivere le mie impressioni?». Parafrasandolo dico: «E io che non conosco, non sono mai stato in una discoteca, come posso commentare l’odierna lettera lucana dello scrittore lucano?».
In omaggio a lui e come augurio per La notte più lunga ripropongo su FB un mio racconto dove si parla di cinema e di lucanità, nello specifico: della lucanità di Anna dei miracoli.
In una intensa scena del film «Anna dei miracoli» l’istitutrice Annie Sullivan, interpretata dall’attrice Anne Bancroft (al quale il capitano Arthur Keller chiede in quale luogo estero intenderebbe portare la bambina Helen per essere curata lontano dalla famiglia) risponde con entusiasmo “in Italia!”: una più che probabile autocitazione della stessa attrice Anne Bancroft, nata Anna Maria Luisa Italiano, di evidente origine italiana fin nel cognome. Il padre, Michele Italiano, era di Palazzo San Gervasio; la madre, Mildred Di Napoli, di Muro lucano, due paesi in provincia di Potenza. Nell’estate del 1938, giusto in tempo prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, la piccola Anna Maria, 7 anni, col padre e la madre, ospiti di fratelli e sorelle nostri vicini di casa e legati ai miei genitori da un intreccio di comparizi risalente anche ai miei nonni, trascorse una vacanza a Palazzo San Gervasio, paese d’origine della mia famiglia e mio paese natio. Avevo 8 anni e io e Anna Maria fummo compagni inseparabili di giochi, passeggiate, scampagnate e a pranzi e a cene; non ricordo nella mia prima infanzia un periodo così festoso.
Anna Maria, poi, col nome d’arte, in un primo momento, provvisoriamente, di Anne Marno e definitivamente di Anne Bancroft, è stata attrice con predilezione per le scene di Broadwai, regista e sceneggiatrice. Come attrice cinematografica si affermò in ruoli sia drammatici sia brillanti, interpretando con incisività e passionalità le inquietudini di una intera generazione di donne in film quali: The miracle worker (Anna dei miracoli, 1962. Oscar come migliore attrice protagonista); The pumpkin eater (Frenesia del piacere, 1964); The graduate (Il laureato, 1967); The elephant man (1980) e Soldato Jane (1997).Una luminosa carriera strepitosamente precoce. Ricordo due suoi film: «Anna dei miracoli» e «Il laureato», il lavoro cinematografico ritenuto tra i più adatti a rappresentare la trasgressione sessuale, la frustrazione e la ribellione dei giovani negli anni ’60.
L’origine lucana di Anne Bancroft è ricordata nei vari siti telematici in cui si accenna all’argomento, e in tutti la si fa risalire eclusivamente al Comune di Muro lucano in provincia di Potenza: in qualche sito è scritto esplicitamente che entrambi i genitori erano emigrati da Muro lucano. Lungi assolutamente l’intenzione di farne una questione campanilistica, riconfermo semplicemente che Palazzo San Gervasio è il paese di origine di Michele Italiano, padre di Anne Bancroft, che io ho conosciuto quando avevo 8 anni e lui 33. La mia famiglia lasciò Palazzo San Gervasio, prima per Accettura e poi per Tricarico, l’anno successivo (1939) e, a quei tempi, le comunicazioni tra amici e parenti lontani erano insussistenti e limitate alle grandi occasioni di vita, matrimoni e morti, e ai rari incontri. Ricordo tuttavia che i miei genitori sapevano che la piccola Anna Maria era diventata un’attrice di teatro. A scorrere con la facilità oggi consentita la biografia artistica di Anne Bancroft si resta quasi sconcertati dai successi conseguiti e dagli studi attoriali effettuati in giovanissima età, nonché dalla frequenza, già quasi dalla sua fondazione (1947), dell’Actor Studio, il più noto centro di perfezionamento per attori degli Stati Uniti e forse del mondo. La sua famiglia abitava nel Bronx, uno dei cinque quartieri di New York più degradato e pericoloso, abitato prevalentemente da italiani e neri, classi di immigrati relegati ai gradini più bassi della scala sociale. Non può quindi suscitare meraviglia il fatto che non mi pare che a Palazzo san Gervasio l’origine palazzese di una così grande e famosa attrice sia pressoché, se non totalmente, ignota. Eppure a Palazzo forse risiedono ancora suoi non lontani parenti. Certamente bisogna considerare che Palazzo San Gervasio vanta di essere il paese di orgine di un’altra grande donna del cinema, Lina Werthmüller, Oscar alla carriera 2020. Anne Bancroft era una americana, i cui film di cult non giungevano nei paesi della Basilicata e di essi si avevano tutt’al più vaghe notizie. Lina Werthmüller appartaneva invece a una famiglia palazzese, il padre aveva lasciato il paese dopo aver percorso la solita trafila dei giovani meridionali (laurea, concorso, impiego a Roma), a Palazzo c’erano gli zii, il parroco don Luigi Wethmüller (Vrtmull), il farmacista e il resto della famiglia, che lei frequentava; Palazzo la conosceva bene e lei conosceva bene il paese e i suoi abitanti; a Palazzo (e alla vicina Minervino Murge) aveva girato «I basilischi», il film del suo esordio, fortunato bozzetto della vita di paese, del quale erano conoscibili i tipi dei giovani di cui si raccontava. Bisogna inoltre considerare che Lina Werthmüller e Anne Bancroft avevano pressocché la stessa età (tre anni in più la prima) e hanno mostrato il loro estro artistico per tutto il resto delle loro vite.
Anne Bancroft è morta a 73 anni a causa di un tumore all’utero.
5 Responses to Omaggio per ‘LA NOTTE PIU’ LUNGA”
Lascia un commento Annulla risposta
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Articoli recenti
- DOMENICA SI VOTA – DUE DOCUMENTI DI IMPEGNO CIVILE CONTRO DEMAGOGIA E DISIMEGNO
- ROCCO SCOTELLARO: poeta contadino – GIUSEPPE GIANNOTTA: poeta lucano
- Un nuovo libro di Carmela Biscaglia “Una sfida profetica. Il venerabile Raffaello delle Nocche, vescovo” con Presentazione di Giampaolo D’Andrea.
- SONO MOLTO DISPIACIUTO PER LA MORTE DI RAFFAELE LA CAPRIA
- L’INTERESSE PER IL CINEMA DI ROCCO SCOTELLARO – PERCHE’ SI PUO’ RICOMINCIARE A RACCONTARE (5)
Commenti Recenti
- Prof. Domenico Calderone su Della lucanità di “Anna dei miracoli”
- Enzo Carbone su Rocco SCOTELLARO, L’AGOSTO DI GRASSANO
- Antonio Martino su L’INVERNO DI UNA VOLTA, QUANDO LA SERA COMINCIAVA ALLE 5 E, NON SAPENDO CHE FARE, SI IMPARO’ A RACCONTARE STORIE
- Francesco Aiello su UNA FAVOLA DELLE API (dono di Rocco Scotellaro)
- Maria Teresa Langerano su Maria Teresa Langerano – Tesi di laurea “Amelia Rosselli e Rocco Scotellaro”
Categorie
Archivi
Sottoscrivi la nostra newsletter
Ottobre 2024 L M M G V S D 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Ho scoperto che ha diretto anche un film:”Pastasciutta…amore mio!”, dalla trama poco accostabile a Mrs. Robinson.
Per nulla accostabile. Ma perché dovrebbe esserlo ? In uno Anne B.uno era attrice, nell’altro regista con una pate nel ruolo di Antonietta e, comunque, sono due storie diverse.Buona giornata.
Caro Tonino
La tua vita è un appassionante romanzo vissuto fatto di storie,sentimenti e ricordi che coinvolgono il lettore affezionato della tua cara Rabatana.grazie Cesare
Caro Antonio, Anne Bancroft in “Anna dei miracoli” è uno dei miei più vividi ricordi di appassionata cinefila in erba! La vidi a dieci anni circa, con mia mamma che coltivava i miei interessi cinematografici. Una vera sorpresa è stata scoprire le origini lucane di una delle mie attrici preferite!
Grazie, Antonio!
E non ti ha sorpreso la mia estate del 1938? Ricordo com’era vestita.