Un bel libro del giornalista Emilio Chiorazzo ricorda la luminosa figura di Nicola Panevino, il giovane magistrato partigiano ucciso dai nazifascisti all’età di 34 anni e sepolto ad Aliano, paese natale del padre

Emilio Chiorazzo, La scelta difficile
copertina

Da meno di due mesi è in libreria “La scelta difficile – Nicola Panevino, il giudice partigiano” (Edigrafema, Policoro, 2021),  in cui si ricorda l’eroico magistrato lucano, ahimè a molti sconosciuto e da alcuni dimenticato, il quale interruppe la sua esistenza a soli trentaquattro anni, a causa della sua attività antifascista. Del bel libro, arricchito da una prefazione di Emilio Ricci, vicepresidente nazionale dell’ANPI e da una postfazione del magistrato genovese Mario Tuttobene, è autore Emilio Chiorazzo, giornalista del quotidiano livornese “Il Tirreno”, anch’egli lucano di Carbone, ma trapiantato ad Empoli in Toscana da oltre mezzo secolo.

Il lavoro rivela fin dall’inizio di essere frutto di una felice ibridazione di generi e di essere caratterizzato da una narrazione efficace ed incisiva grazie anche ad una scrittura asciutta e antiretorica, che, fatta di frasi rapide e nervose, coinvolge ed avvince. Tali peculiarità appaiono in filigrana già nel primo capitolo in cui si rievocano i drammatici momenti dell’arresto del giovane giudice lucano. Nicola Panevino, infatti, era nato nel 1910 a Carbone, in provincia di Potenza dove il padre Giambattista, alianese, era segretario comunale. Lo seguì poi con la madre Alfonsina Molfese e le cinque sorelle a Campobasso e a Napoli nei suoi trasferimenti legati al nuovo lavoro di magistrato.

L’opera di Chiorazzo, che per i suoi contorni indefiniti può essere  collocata sul discrimine fra saggio, reportage e romanzo, è strutturata in 16 agili ma intensi capitoli e propone in appendice una emozionante intervista alla figlia del giudice Gabriella, cui fu negata la sorte di conoscere il padre, perché aveva solo sette mesi quando rimase orfana.

L’autore, rifuggendo da ogni enfasi letteraria anche nei momenti romanzati e nella libera creazione delle parti dialogate, ricostruisce la vita di Panevino, avvalendosi di accurate ricerche di archivio e di una congrua bibliografia, utili a contestualizzare storicamente le vicende personali del protagonista. Punto di riferimento essenziale è l’opera “Più duri del carcere”, ormai introvabile e pubblicata subito dopo la guerra da Mario Zino, scrittore e partigiano ligure.

Chiorazzo, in tal modo, mette a fuoco abilmente gli snodi cruciali e le scelte decisive, spesso anche fortuite, compiute dal giudice lucano nella sua breve ma intensa esistenza: l’ingresso in magistratura per assecondare la volontà del padre dopo aver sognato una carriera militare; la scelta della sede di Savona suggeritagli da un amico, che lo distolse dall’idea di optare per Roma; l’adesione al movimento di Giustizia e Libertà prima, poi al Partito d’Azione e, infine, l’ingresso nelle file del CLN di Savona. Sempre dovette vincere le resistenze della moglie Elena, che temeva per una sua sovraesposizione nella lotta antifascista, soprattutto dopo aver saputo che ben presto la loro casa sarebbe stata allietata dalla nascita dell’erede atteso con gioia.

Nicola Panevino fu arrestato dieci giorni prima del Natale 1944 e le carceri di S. Agostino a Savona, di Marassi a Genova e la famigerata Casa dello Studente, occupata dalla Gestapo nel capoluogo ligure e trasformata in luogo di tortura, furono le dolorose tappe della via Crucis che, il 23 marzo 1945, condussero il giudice partigiano davanti al plotone di esecuzione presso il cimitero di Cravasco, insieme con altri 17 giovani antifascisti. La sua salma fu poi traslata nella cappella di famiglia del cimitero di Aliano, dove riposa non distante dalla tomba di Carlo Levi.

Aliano, Piazzetta Nicola Panevino
Foto di C. Costa

Quel che mette conto di sottolineare è che l’autore de “La scelta difficile” attraverso l’esposizione dei nudi fatti riesce a delineare la forte personalità del giovane magistrato lucano. Di lui emergono così, pagina dopo pagina, l’alto profilo intellettuale, la grande statura morale, il notevole spessore umano. E, soprattutto, una fede granitica “non legata al momento drammatico che stava vivendo” e testimoniata anche dalle struggenti lettere scritte in carcere per la moglie Elena e dalla commovente intervista della figlia Gabriella.

Il libro di Chiorazzo, in definitiva, colmando un grande vuoto nella letteratura resistenziale, contribuisce a collocare Nicola Panevino nella eletta schiera di grandi uomini che, come Piero Gobetti, Leone Ginzburg, i fratelli Rosselli e tanti altri sacrificarono la loro vita per restituire all’Italia la democrazia e la libertà.

Emilio Chiorazzo, La scelta difficile
Quarta di copertina

LETTERA ALLA MOGLIE ELENA DALLE CARCERI DI MARASSI DI GENOVA el 21.3. 1945

” Elena mia tanto cara. Dopo aver passato l’intero inverno in galera, oggi salutiamo da questo stesso luogo l’entrata della primavera, con la quale, come disse un tale, dovrebbe venire il bello. Io credo questa volta che Iddio lo voglia. Avanti ieri è stato l’onomastico di tua madre e di mia sorella. Le ho pensate entrambe a lungo facendo voti a Dio. Rinnovo a te gli auguri per tua madre; speriamo che tu la possa vedere al più presto in ottime condizioni e che io sia vicino a te.
Del pari ho pensato tanto tanto il giorno precedente alla mia piccola ed amatissima Gabriella. Era domenica ed ho tanto pregato per lei durante la Messa che i tedeschi dietro mie insistenze e richieste mi hanno permesso di ascoltare.
Ora ho chiesto di poter fare il precetto pasquale, ammesso che io sia ancora qui. Spero di essere accontentato.
Per le prossime feste pare consentano l’arrivo di pacchi di viveri e tabacco. Sebbene io stia benissimo e mi accontenti di ciò che mi danno, mandami qualche cosetta. E’ bene però che tu ti informi qui alle carceri. Abbi cura di fare una dettagliata nota nei moduli appositi.
Se al contrario dovessi essere avviato al famoso campo di concentramento, non lasciarti vincere dalla tristezza. Passa la santa Pasqua nella pace della nostra casetta, che avrai cura di far benedire rivolgendoti al parroco, tra l’affetto di zia Maria e di Gabriella (io sono vicino spiritualmente), ma passala soprattutto nella pace del Signore.
Nel Suo nome, mentre faccio a tutti gli auguri voi di felicità e di bene, ti dico che attendo con ansia indicibile di esserti vicino, specialmente per dimostrarti tangibilmente il grande bene che ti voglio.
Per ora, credimi sulla parola. Se per il giorno di Pasqua ti dovessero invitare gli Albertazzi, vai pure da loro, mi farai piacere. Non mi riesce di farti avere notizie per altra via, ma accontentiamoci di questi biglietti. Per me me rappresentano tanto. Hai avvertito Mantero che dovrà essere arrestato? Restiamo intesi che festeggeremo l’onomastico della nostra Gabriella il 22 aprile, nel tuo compleanno. Ma possibile che mi aspetti una gioia così grande? Con la piena fiducia nel Cristo redentore e con l’animo ricolmo di ansie, attendo.
E intanto ti bacio con immenso amore, benedicendo la mia bimba. Tuo marito”.

 

One Response to Angelo Colangelo: Nicola Panevino, il giudice partigiano

  1. domenico langerano ha detto:

    Grazie ANGELO, commovente memoria di una nobile persona lucana che, come tante altre, son rimaste a noi ignote e che certosini come te riescono in qualche modo a porre rimedio.
    Grazie ANTONIO, per esserti inventato questo spazio di utilissime invormazioni ed averlo messo a disposizione di tutti noi.
    Buona Pasqua

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