AI PIEDI DEL TERRAZZAMENTO DEGLI ORTI SARACENI SCORRE IL TORRENTE MILO
Ai piedi del terrazzamento degli Orti Saraceni scorre il torrente Milo e il tutto forma un luogo di incomparabile bellezza.
Il nome Orti Saraceni fu dato dall’architetto Pietro Laureano. A quel luogo Rocco Scotellaro ha dedicato versi di straordinaria bellezza e struggente nostalgia, ma non l’ha conosciuto con quel nome.
Invettiva alla solitudine è una poesia datata Napoli giugno 1947. Rocco era stato eletto sindaco di Tricarico il 29 ottobre dell’anno precedente e si può supporre che nel mese di giugno del 1947 si fosse recato a Napoli per sostenere esami universitari.
La poesia è formata di due strofe. La prima strofa esprime sentimenti di nostalgia. Immagini di Napoli si confondono con ricordi di Tricarico. Lo sferragliare dei tram sulle rotaie al Rettifilo (il corso che congiunge piazza della Borsa a piazza Garibaldi, dove si affaccia la Ferrovia centrale) ricorda lo scroscio violento del torrente Milo nel vallone (u uaddon) e annacqua gli orti. Uno stuolo di torchiari, colombi assettati, dalla torre di Santa Chiara si recano a dissetarsi alle acque del torrente, e a notte l’assiolo fa sentire il suo straziante lamento, che rompe il sonno dei frantoiani (Canta l’assiolo / la notte sempre mi fai tanto male / col fischio mio quaggiù son tutto solo / Canta l’assiolo ).
Nella seconda strofa la nostalgia si fa invettiva, che si placa ritornando alle immagini del Milo bianco e del cieco di piazza Miraglia – ricordato in un altro scritto – che suona/ al fresco di mattina ai marciapiedi /vederlo che ci appare un Cristo vivo /disceso nell’inferno/il giorno che Gli strappano i veli nelle chiese.
Il “cieco di piazza Miraglia” tutto il giorno suonava negli stessi posti del decumano maggiore e del decumano inferiore, a Spaccanapoli, nei pressi della Chiesa del Gesù, a piazza Miraglia davanti all’allora Policlinico. Si chiamava Felice e abitava in via Ecce Homo ai Banchi Nuovi, tra via Monteoliveto e via Mezzocannone, in fondo alla costa che da Spaccanapoli scende verso il Rettifilo e il mare. Era stato una mascotte dei rivoltosi delle Quattro Giornate di Napoli.
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