Quand’ero ragazzo frequentai molto spesso casa Scotellaro. Mio padre pensava, giustamente, che le vacanze estive fossero troppo lunghe ed evidentemente sconveniente che bighellonassi tutto quel tempo. Nelle estati 1944 e 1945 mi mandò a prendere lezioni da Rocco, per qualche settimana, ma la frequentazione si allungò perché Rocco mi chiese di digitare le strisce di Freccia Rossa, il giornale murale della sezione del partito socialista (che si chiamava PSIUP), con la macchina da scrivere Lettera 22, una vera rarità, che aveva mio padre.

Il giornale era formato di strisce; ogni striscia era un mezzo foglio d’album da disegno tagliato longitudinalmente; tre o quattro strisce formavano il giornale, che. dopo la scrittura a macchina, venivano affisse nella sezione del partito.
Tutto il giornale era scritto da Rocco, che si firmava col suo nome o con la sigla R.S. e con lo pseudonimo Silvio Rivolta. Una volta, di mia iniziativa e senza averglielo  prima detto, scrissi un articoletto sulla Resistenza, che si stava combattendo al Nord, e lo firmai Martin Lutero. Rocco aggiunse a matita, tra parentesi le iniziali del mio nome (A.M.); e io toccai il cielo con un dito. 

Grazie anche alla mia amicizia con Antonio Albanese, che di Rocco era a sua volta amico fraterno, praticamente frequentai Rocco a lungo, fino al 1950, dopo l’arresto di Rocco, le dimissioni da sindaco e il Passaggio alla città. Continuavo ad incontrarlo a Napoli, ma a casa sua, a Tricarico, tornai pochissime volte.   

Trascorsi con Antonio Albanese un paio di intere giornate quando Rocco fu arrestato e leggevamo alla madre e alle molte persone che venivano a confortarla in un via vai continuo i numerosissimi messaggi in arrivo, spiegando chi li mandava. Tornai, le ultime due volte, per la morte di Rocco e, cinque anni dopo, per la morte di suo fratello Nicola.

Il ritorno che ora racconto avvenne circa 25 anni dopo; per caso, perché io non me la sarei sentita di tornare spontaneamente.  
Erano miei ospiti a Tricarico Pierluigi Bersani, allora assessore ai servizi sociali della regione Emilia-Romagna, e sua moglie. Non pensai di portarli a casa di Rocco né loro me lo chiesero, benché la visita a Tricarico fu praticamente un pellegrinaggio sui luoghi scotellariani con E’ fatto fiorno di Carlo Levi sotto il braccio, leggendo poesie.
Scendevamo dal vicolo Sette Colli, quello della poesia Suonano mattutino, completando una passeggiata a ritroso lungo il primo tratto della fuga di Rocco alla vigna del padre, con cui inizia il racconto dell’Uva puttanella, quando, giunti in via Scotellaro (allora via Roma), sull’uscio di casa c’era Antonietta, la sorella di Rocco con un paio di amiche. Presentai Antonietta a Bersani e alla moglie, Titina si fece riconoscere e Antonietta ci invitò a salire a casa.

Il lavatotio, la scala, il focolare … . Quanta poesia! Il ritorno alla casa di Rocco suscitò un groviglio di contrastanti emozioni. Non era più la casa di Rocco. Il camino in disuso chissà da quando pareva pulito come le ossa dei morti per deporli nella cassetta, non era il focolare che Rocco evoca nella sua poesia: non vi tornava la faccia della madre, la bella faccia color rosa con le efelidi, data in eredità a Rocco; ci fermammo al primo piano, abitato da Antonietta, e non fu possibile salire al piano superiore, quello con lo studiolo e la stanzetta di Rocco con la porticina da cui uscì per la fuga dell’Uva puttanella.

Cercai di reagire all’emozione. Cominciai a parlare con Antonietta del marito, cugino di mio cognato Paolo Carbone, morto in guerra, del figlio Ciccilluzzo fulminato giovanissimo da un embolo, a informami degli altri parenti. Delle ricotte del suocero. Il suocero di Antonietta, massaro, faceva le più buone ricotte di Tricarico e ci portava fasciddi fatti col latte munto la stessa mattina allo spuntare del sole. E si continuò coi ricordi e le poesie alla madre e al padre che si affollavano alla mente, di cui ricordavo molti versi che rievocavano il posto dove eravamo e interessarono molto Bersani e la moglie.

 

2 Responses to RITORNO ALLA CASA DI ROCCO SCOTELLARO

  1. Rachele ha detto:

    Che bello! Tutto.

  2. Maria Paola Langerano ha detto:

    Un racconto ricco di emozioni profonde. Ognuno di noi è fatto di tanti ritorni.

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