GINESTRA, FIORE DEL SUD
Siamo in luglio ed è scaduto il tempo in cui la Lucania si tingeva di giallo con i fiori di ginestra e ritorno su quel ricordo, ancke se Domenico Langerano scrive nel suo Dizionario che quell’immagine non ha più valore.
Vi sono state . lo sappiamo – formazioni politiche che si sono rivolte al mondo vegetale per cercare simboli della loro nuova identità. Alludo, come si intuisce, all’Ulivo e alla Margerita, formazioni politiche alle quali io ho dato il mio voto quando sono state presenti in varie competizioni elettorali. Il mondo vegetale, inoltre, ha offerto i simboli di molte formazioni politiche, quando la politica era ancora dei partiti, con nomi forgiati dalla storia: la rosa nel pugno radicale, il garofano socialista, il bianco fiore (garofano bianco) democratico cristiano, l’edera repubblicana. La federazione dei Verdi non si presentava con un simbolo floreale, ma col sole che ride su sfondo verde; tuttavia, alle elezioni del 2001, nell’alleanza con i socialisti democratici, assunse come simbolo il girasole. Simboli che, come detto, o avevano una gloriosa storia alle spalle oppure cercavano di rappresentare una nuova identità dopo la fine della politica dei partiti. Una volta a Tricarico, non ricordo quando, fu presentata una lista che aveva un nome vegetale, La Ginestra, della quale ignoravo l’orientamento politico.
La canzone La Ginestra o il fiore del deserto di Giacomo Leopardi, che si apre con una citazione del vangelo di Giovanni ed è considerata il testamento spirituale del grande poeta di Recanati, come rappresentazione del simbolo della condizione umana. È difficile, credo impossibile, conoscendo il canto di Leopardi, non amarlo, non sentirlo profondamente fratello, non riconoscere in lui uno dei cantori più intensi e veri della nostra anima. La sua consapevolezza dell’«infinita vanità del tutto» è ciò che di più onesto ci offre la nostra letteratura. Ma, allo stesso tempo, il suo stesso canto ci mostra, non in teoria ma direttamente sulle nostre emozioni profonde, come l’estatica bellezza del mondo, il profumo della ginestra, ci siano in fondo sufficienti. I suoi versi continuano a cantarci nel cuore e dirci che la vita, nonostante l’«infinita vanità del tutto», è anche magico incanto.
Della presentazione a Tricarico della lista de La ginestra venni a conoscenza tramite facebook e d’istinto pubblicai nello spazio che il suddetto social riserva ai commenti, la poesia La Ginestra di Rocco Scotellaro.
Quale il motivo? Il mio percorso scolastico mi portò a iniziare lo studio del greco nel 1944, quando mio padre, come ho altre volte raccontato, mi mandò a prendere lezioni private da Rocco Scotellaro. Rocco amava molto il greco e i lirici greci in particolare, e me li insegnò come forse la scuola non è stata capace di insegnarmeli con lo stesso amore, nonostante abbia avuto al liceo un insegnante di latino e greco normalista di valore, tant’è che i lirici continuai a leggerli.
Con la poesia La Ginestra Rocco intese precisare la continuità della “patria meridionale” più rispetto alla Grecia che a Roma. Aveva infatti obiettato a un suo critico: “Non ti sei piuttosto chiesto che la Grecia – più che Roma – sia la patria meridionale, sicché una parola può appartenere al dialetto come le tante cose antiche sepolte sotto la terra che si ara”. Perciò pubblicai su questo blog la poesia in omaggio a Rocco Scotellaro e alle nostre radici affondate nella Magna Grecia.
I fiori della ginestra tingono di giallo le colline del Sud, un colore negato dalle nebbie della Valpadana in cui vivo. I fiori della ginestra hanno il colore della luce del sole, e quindi sono simbolo di energia, di conoscenza e conseguentemente della nostalgia del tramonto dei giorni e delle vite. Un fascio di ginestre stesso sulla bara porse l’ultimo saluto all’amica più cara a mia moglie e a me, indimenticata e indimenticabile.
La ginestra è un fiore caro ai poeti, ai nostri poeti. Ho ricordato la poesia di Rocco Scotellaro. Giuseppe Giannotta canta ne La maggiolata (maggio è il mese delle ginestre): Fanciulle e fanciulli buttano fiori di ginestra sulle vie gremite di genti che pregano. I petali si attaccano alle vesti dei santi che portano in cielo l’odore delle terre:
E l’aria s’impregna
del profumo di ginestra
che viene dagli sterpi
da steli stecchiti
da bave di pecore.
I santi in cielo
tengono i fiori di ginestra
in cima alle pergole.
Laura Battista – Lauretta si firmava nell’occasione che sto per ricordare – non ha dedicato una poesia alla ginestra, ma non aveva ancora compiuto i quindici anni quando pubblicava in “Fior di ginestra”, un’antologia di poeti lucani, una canzone in morte della madre, intitolata “All’usignuolo” dove si sentono gli echi di Leopardi nella trattazione della giovinezza e di Foscolo nel tema della tomba.
Michele Parrella nella poesia Lucania persa dedicata a Rocco Scotellaro lamenta:
Oh le ginestre umiliate,
terra mia gettata sopra il letto delle serve,
la serva battuta e persa.
E poi aggiunge, nella poesia Le tue piaghe, Lucania che
Non ci sono né veli né bende
per coprire i tuoi fianchi di ginestra.
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Il colore giallo della ginestra è calore ed energia primordiale, atavica, evocativa…spirituale.
È eterna l’ attesa, senza grandi desideri,che qualcosa di nuovo avvenga nel lento scorrere della vita o che soffi ancora il vento di primavera e la ginestra tinga di giallo la collina.