Sapevamo  perché l’aveva testimoniato Carlo Levi nella nota alla sua Prefazione al libro È FATTO GIORNO che nelle carte di Rocco Scotellaro si era trovato un gran numero di altre poesie, di frammenti, di varianti. Erano come fiori selvatici di campo; ogni tanto se ne coglieva qualcuno, grazie in particolare alla cura e alla scoperta di Rocco Mazzarone e di Leonardo Sacco con la sua Basilicata.

È FATTO GIORNO e questi campi di fiori selvatici, in molta parte da scoprire, costituivano l’intera opera poetica di Rocco Scotellaro; almeno così pareva.

I campi di fiori selvatici, quelli riordinati, la maggior parte, formavano un secondo poema.  Il nome del nuovo poema, si può dire suggerito dallo stesso Scotellaro, era lo stesso dell’ultima Sezione – MARGHERITE E ROSOLACCI – di È FATTO GIORNO, con le poesie Attese, Trilla l’allarme, Mietitori, Giovani spose, Ottobre, Il muro di cinta dei frati, Così passeggiano i carcerati, Biglietto per Torino.

Il prof. Franco Vitelli a ottobre del 1978 pubblica una raccolta di 161 poesie, appunto col titolo MARGHERITE E ROSOLACCI, senza però darci l’opera poetica completa di Rocco Scotellaro, e non solo perché molte altre poesie non erano state ancora scoperte, ma perché non poche poesie già scoperte e pubblicate non erano incluse né nella raccolta di È FATTO GIORNO né nella raccolta di MARGHERITE E ROSOLACCI.

Un mistero che col tempo si chiarirà

 

 

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