Equilibrio di poteri
La lettera lucana di oggi di Andrea Di Consoli parla di una cosa di cui non so assolutamente nulla nello specifico e so invece molto in teoria. Non potendo parlare dello specifico, trascuro anche il lato teorico e tiro fuori dal mio cappello a cilindro una collaborazione col Sommo Poeta.
LA CRAVATTA
di Alighieri e Anonimo Regionale
Uno scherzetto schizzato dalle mie vecchie carte che sto visionando per commentare una lettera lucana. Si riferisce a un periodo in cui l’ingresso nella sala del consiglio regionale e locali annessi era rigorosamente vietato a chi, nei giorni di riunione del consiglio, non indossasse la cravatta. Capitò a Bologna Pancrazio Toscano, quando era o era stato fino a poco tempo prima sindaco di Tricarico. Viene a trovarmi in regione, dove lavoravo, e lo accompagnai nel “Transatlantico” del consiglio regionale per salutare il presidente della giunta Lanfranco Turci, che Pancrazio aveva conosciuto a Tricarico in occasione di un convegno indetto dal Comune sulla legislazione post-terremoto del 1980.
Incontriamo Turci e ci accomodiamo su un divano per i saluti e una chiacchierata. Prontamente interviene un severo usciere che, inflessibile, ci espelle, perché Pancrazio Toscano non aveva la cravatta, facendo valere la sua autorità di esecutore delle direttive del presidente del consiglio anche sul presidente della giunta e ignorando che questo avesse spiegato che ci saremmo trattenuti solo pochi minuti, il tempo di salutare un amico. Inflessibile, l’usciere non vuole sentire ragioni. Lasciamo il “Transatlantico” e locali annessi e ci accomodiamo in un rifugio sicuro.
A ricordo di quell’episodio di teutonica disciplina in terra emiliano-romagnola, scrissi questo scherzetto, ora ritrovato. Lo feci circolare. Ebbe successo. Il presidente del consiglio non gradì, ma su di me non aveva potere.
- Della moralità della regola
Incontinenza, malizia e la matta
Bestialitade? : Non aver la cravatta !
INF. XI, 82-83
- Della perfetta osservanza
A quel che scende, e tanto si diparte
Dal cader della pietra, in egual tratta,
Sì come mostra esperienza ed arte
Così fa d’uopo penda la cravatta!
PUR. XV 20 – 23
- Della coperta inosservanza
- Lo buon Maestro: “Acciò che si paia
Che tu ci sii,” mi disse: “giù t’acquatta
Dopo uno scheggio, che non hai cravatta!”
INF. XXI, 58 – 60
- Della rassegnazione
Perché altra volta fui a tal baratta
D’ora avanti avrò sempre la cravatta!
INF. XXI, 63 – 64
- Del conformismo
E dietro le venia si lunga tratta
Di gente, ch’o non avrei mai creduto
Che tutta avìa indossata la cravatta!
INF. III, 55 – 58
- Del privilegio di indossare la cravatta
E per nulla offension che mi sia fatta,
Non temer tu, purché abbia la cravatta!
INF. XXI, 61 – 62
- Dell’estrema vergogna
Che dissi, lasso! “Capo ha cosa fatta
Per ch’egli, accumulando duol con duolo
Sen gìo com’uomo sanza la cravatta!
INF. XXVIII 107 – 111
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Novèl poeta
Però!Il mio buon amico Antònio
a piacer suo fà che lìngua batta
a poetàr anco con la cravatta
iroso e dùro più che dimònio
INF. XXI 5, 9