Angelo Colangelo ha ricordato una bella giornata culturale “antecovid” e riascoltato le voci di un incontro a Parma, in cui Maria Pace e Furio Colombo, intervistati da Giuseppe Lupo, avevano parlato di una figura straordinaria come Adriano Olivetti.

Ho commentato con una fotografia, riportata in apertura di questo post, che il caro amico Angelo ha definito strepitosa.

La fotografia fu scattata in un bar di Matera il 14 maggio 1953. Sono ritratti: Rocco Scotellaro e Emilio Colombo, rispettivamente 30 e 33 anni compiuti nel precedente mese di aprile, che chiacchierano come due vecchi amici, Adriano Olivetti che prende il caffè e li guarda, alle spalle Angela Zucconi e al lato un volto che mi sembra di riconoscere, ma non sono riuscito a ricordare chi sia.

In calce alla fotografia postata sul post di Angelo ho scritto che da quella foto tutto comincia: Matera da vergogna nazionale a capitale europea della cultura. La fotografia è certamente un inizio fondamentale, ma tutto cominciò tre anni pima, nell’anno in cui il mondo celebrava la Lettera 22 e Adriano Olivetti arrivava a Matera. Nella “capitale simbolica del mondo contadino”, incontra Leonardo Sacco e con lui, con Friedrich Friedmann, Angela Zucconi e altri straordinari personaggi, anima un laboratorio dove progettisti, assistenti sociali, ingegneri, filosofi lavorano allo studio dei Sassi per costruire luoghi che restituiscano dignità e cittadinanza alle persone.

Il 14 maggio 1953 Alcide De Gasperi inaugura a Matera il borgo La Martella, il progetto urbanistico promosso da Adriano Olivetti per risolvere l’emergenza dei Sassi. , definita solo tre anni prima la “vergogna nazionale”. Il libro raccoglie le testimonianze di chi dai Sassi si trasferì nelle nuove case, di chi nel borgo è nato e di chi ha deciso di tornare a viverci. Il risultato è un inedito racconto corale di quella straordinaria e controversa operazione, e insieme un ritratto del mondo contadino lucano e della sua travagliata transizione verso la modernità.

Angela Zucconi: chi è costei? Impossibile tracciare in due righe il profilo di questa donna straordinaria. Dirò perché è con Olivetti e del suo legame con una delle più straordinarie figure di lucani.

A un certo punto della sua vita si trovò a dirigere il CEPAS (Centro di educazione professionale per assistenti sociali) e fu lei a iniziare la collaborazione del CEPAS con Adriano Olivetti in alcuni progetti di sviluppo destinati al Meridione. Fu così che nel 1953 a lei (e al CEPAS) fu affidata la supervisione degli interventi di assistenza sociale in occasione della costruzione del borgo comunitario La Martella, dove vennero riallocati gli abitanti dei Sassi. Lì Angela Zucconi conobbe, fra gli altri, Rocco Scotellaro.

Già nel 1950, Emilio Colombo venne incaricato dal Presdente del Consiglio Alcide De Gasperi, come deputato (Colombo era sottosegretario all’Agricoltura) di studiare un disegno di legge finalizzato al risanamento dei Sassi Matera. La proposta di legge di Colombo venne consegnata a De Gasperi nel 1951, presentata in parlamento come disegno di legge n. 2141 “Risanamento dei Sassi di Matera”, ed infine approvata all’unanimità il 17 maggio del 1952 come la “Legge speciale per il risanamento dei Sassi” (n. 619).

La storia continua nel bene e nel male e qui si racconta una fotografia; bene, comunque, è nella sostanza l’essenza della storia.

Grazie a un libro pubblicato nel 1933, «Viaggi senza approdi» Angela Zucconi conobbe don Giuseppe De Luca che diventò suo amico e direttore spirituale. «Uno dei fili sempre presenti e invisibili» nella sua vita. Grazie a De Luca, al centro di fitte reti di relazioni intellettuali, Zucconi iniziò a collaborare con  L’Avvenire d’Italia, quotidiano cattolico spesso firmando le sue recensioni o i suoi resoconti di viaggio con i nomi di Ilaria o Angelina Zucconi.

Don Giuseppe De Luca, lucano di Sasso di Castalda, è stato uno degli uomini più eruditi del ‘900 e una delle figure più complesse della Chiesa. A casa sua si incontravano il diavolo e l’acqua santa, Palmiro Togliatti e il Cardinale Ottaviani, figlio di un fornaio, la destra del Vaticano su posizioni le più tradizionaliste e conservatrici; pregava Dio di morire prima della fine del Concilio, almeno sarebbe morto cattolico.

L’attività culturale e politica erano vissute da don Giuseppe De  Luca tutte come parte della sua vocazione.

 

One Response to Una foto racconta come un borgo contadino da vergogna nazionale diventa capitale della cultura europea

  1. Cesare monaco ha detto:

    Grazie a Tonino Martino e Angelo Colangelo per averci ricordato frammenti storici della nostra terra derelitta che solo Uomini eccelsi hanno avuto il coraggio e le capacità di intervenire modificando il corso della storia

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