Una «lettera lucana» dello scrittore Andrea di Consoli, intitolata «La fortuna di essere Basilicata ma anche Lucania», inizia con la netta affermazione che « La mia terra si chiama sia Lucania che Basilicata».

Di Consoli, a mio parere, senza entrare nel merito della tesi esposta nella lettera, ha ragione. La nostra regione si chiama sia Basilicata sia Lucania. Non si chiama, questo è il punto, Lucania/Basilicata. Gli abitanti della regione, se non tutti  almeno la stragrande maggioranza, credo che si chiamino lucani. Vale a dire che lucano è il linguaggio etnico più diffuso e che si registra un’assenza di rapporto etimologico tra il toponimo (Basilicata) e l’etnico più diffuso (lucano e anche Lucania). Ciò costituisce un esempio di ciò che i linguisti chiamano «suppletivismo», intendendosi con tale termine il fenomeno per cui, nell’ambito di uno stesso paradigma, le diverse forme derivano da radici diverse.

Un breve excursus storico può chiarire.

La regione in età romana era denominata in latino Lucania, di cui Lucanus (da cui l’italiano lucano). Lucano è l’etnico, secondo lo stesso rapporto che lega Campanus (italiano campano) a Campania, Calabrus (italiano calabro) a Calabria (che poi in italiano ha prodotto anche calabrese), Italus (italiano italo) a Italia. Secondo il Dizionario di toponomastica (Torino, Utet, 1990), il termine Lucani è un adattamento latino di una voce del sostrato locale italico, che in greco è resa con Leukanòi, etimologicamente legata a leuc- nel senso di ‘capo, estremità’ (ma ci sono varie altre proposte etimologiche). 

In età medievale, a partire dal sec. X, l’antica Lucania cominciò a essere indicata anche (e dal sec. XII esclusivamente) come Basilicata, toponimo che, secondo lo stesso Dizionario, deriva dal greco basilikòs, termine che indicava l’amministratore bizantino della regione, oppure dalla basilica di Acerenza, sede del vescovo che aveva la giurisdizione sul territorio.

Nel 1860, col regno d’Italia si aveva grande diffidenza nei confronti del decentramento, visto come rischio per l’unità del regno, Esistevano solo province e comuni. Nel 1863 Pietro Maestri, padre della contabilità pubblica fondò l’annuario statistico italiano, che divideva l’Italia in «Compartimenti statistici», composti di 2 o più province, secondo uno schema definito da Maestri per il primo censimento del 1861. Nel 1912 i compartimenti presero il nome di regioni.
Tra esse l’Annuario statistico prevedeva il nome di Basilicata.
Il 27 dicembre 1932 Benito Mussolini ingiunse al prefetto di Potenza di ripristinare nell’Annuario statistico annuale il nome di Lucania, e il prefetto obbedì.

I Padri Costituenti, per la formazione dell’articolo 131 della Costituzione dove sono elencate le regioni, presero l’Annuario statistico e adottarono pari pari i nomi delle vecchie regioni, tranne quello di Lucania, ripristinato nel 1932 con telegramma di Benito Mussolini, ripristinando quello di Basilicata che l’Annuario aveva previsto dall’inizio del regno fino al 1932.

Confermo, quindi, che a mio avviso Di Consoli ha ragione, perché l’articolo 131 della Costituzione non delegittima la radice etnica dei nomi lucano e Lucania. In senso denotativo essi hanno piena legittimità (termine che adopero con imbarazzo, perché sembra spostare il discorso sul piano giuridico, del tutto diverso e distinto da quello etnico).
Se facessi l’esame di diritto costituzionale a un ragazzo, il quale mi dicesse che la Lucania è una regione italiana prevista dall’art. 131 della Costituzione, non dico che lo boccerei, ma sicuramente il voto si abbasserebbe molto. Ma se qualcuno mi dicesse che il costituzionale (BASILICATA) prevale sull’etnico (LUCANIA), gli risponderei che non capisce niente. I miei corregionali, e io stesso, che ci definiamo lucani non commettiamo nessun atto di … illegittimità costituzionale!

Saremmo indecisi – e chiedo scusa all’amico Colangelo – se ci definissimo lucani/basilicatesi.

 

2 Responses to LUCANO, NON LUCANO/BASILICATESE

  1. angelo colangelo ha detto:

    Caro Antonio,
    non voglio indispettirti, ma continuerò a usare la formula Lucania-Basilicata, di là dalle ragioni giuridiche o di altra natura.
    Spero così di aiutare molti, che non conoscono la nostra terra, a non incorrere nell’errore di credere che si tratti di due regioni diverse. Come capitò al pessimo giornalista RAI, che affermò che l’effetto del sisma, che aveva colpito nel 1980 la Basilicata, si era avvertito anche in Lucania.
    Spero che l’uso del doppio nome, che serve altresì a riconoscere nella sua interezza la storia della nostra regione, non mi provochi oltre a rimbrotti verbali, anche qualche denuncia legale per vilipendio della Costituzione.
    Ti abbraccio, con l’affetto grande che sai, da amico innanzi tutto, ma anche da lucano lontano dalla Basilicata,
    Angelo

    • antonio martino ha detto:

      Lasciami chiarire che non ne faccio un questione giuridica, tutto all’opposto. Non ho capito il vilipendio alla Costituzione, la quale non mi vieta di dire che sono lucano e di gridarlo ai quattro venti. Ti abbraccio, Antonio

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