(Racconto rinvenuto tra le carte di mio suocero in bozza manoscritta, che con tutta evidenza mostra trattarsi di semplici appunti. Tuttavia questi appunti dicono tutto, un tutto che lascia vibrare il mistero e suscita pietà e simpatia per la misteriosa suor Giuseppina).

La storia di Suor Giuseppina in due parole è bella e raccontata, ma non ci si sbriga così presto a raccontare della sua anima e delle turbinose passioni che hanno fatto di questa infelice ed oscura suora l’eroina di fantastici romanzi, creati dalla curiosità di un pubblico avido di particolari ed insoddisfatto nel suo diritto di sapere, di conoscere…

Dai penetrali del convento sono emigrate soltanto notizie monche e contraddittorie, susseguentesi con continue smentite, precisazioni, congetture più o meno attendibili, verosimili, ma mai autentiche.

Il convento è come un sepolcro. Molte volte sentite raccontare di strani fantasmi; di voci misteriose, di ire implacate, di minacce pronunziate da fantasmi invisibili, da voci cavernose, ma chi ne ha avuto mai la conferma con un controllo diretto, con una risposta testimoniata da persone di fede? Bisogna accontentarsi di ciò che ci raccontano e non investigare di più, salvo agli scettici dubitare, agli agnostici non credere, ai timidi restarne impressionati.

Le rivelazioni della serva del convento, le considerazioni naturali e logiche seguite a certi accertamenti delle autorità, le testimonianze di alcuni contadini che hanno visto una notte verso le undici, ecc….., di alcuni fornaciari che sanno, per abitare vicino al convento, della frequenza di Tizio e Caio, in ore insolite ecc…. è quanto basta a far indovinare la verità, ma chi non ci dice essere tutt’altro il vero, ed essere noi, che crediamo di aver indovinato, ben lontani dalla giusta via?

Comunque vada la faccenda, una cosa è vera e non s’è potuta nascondere, che suor Giuseppina non può essere più suor Giuseppina, ma bisogna che riprenda il suo posto nel secolo, portando dal luogo di edificazione il suo fardello di sventura o di colpe.

E l’altra notte una automobile da noleggio scese silenziosa per la piaggia del convento dalla porta della campagna, fu vista salire suor Giuseppina in veste civile con un cappellino rosa abbassato sugli occhi e l’accompagnavano due vecchie suore, pallide di cera e di rigore, scivolanti misteriose come due simboli di espiazione: la Colpa curva e livida, la Sventura gobba e sciancata.

Quando le sbarre della porta si rinserrarono con un gemito di odio alle spalle di queste tre donne, suor Giuseppina sentì inumidirsi gli occhi e la gola si serrò in una strozza di sofferenza e di singhiozzi.

Madre Colpa e madre Sventura le toccarono leggermente le braccia per invitarla a salire sulla automobile. Ella sollevò il capo; aveva negli occhi un segno di ira e di dispetto; il Suor Giuseppina 3 motore dell’automobile rombava sordamente oppresso dalla strozza del silenziatore, con un suono che a suor Giuseppina parve un brontolio di minaccia ed ad un tempo un ringhio di soddisfazione.

Più tardi nella notte stellata l’automobile che conduceva suor Giuseppina irradiava con una festa di luce la notte stellata e cullava sui morbidi guanciali con una melodia di scoppi e di rombi i sogni della vivace figlia del secolo.

Domenico De Maria

 

2 Responses to SUOR GIUSEPPINA (Vecchie storie di Tricarico)

  1. Rocco Albanese ha detto:

    Accattivante racconto scritto con un alone di mistero e tacite certezze… Spazio all’immaginazione.. Dalla foto vedo il convento di Sant Antonio, tantissime sono anche le storie su Santa Chiara, all’epoca delle badesse. Realtà o invenzione?

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