Affascinava la fantasia di Ivo, fratello di Mario Trufelli. Di fantasia la natura gli aveva fatto generoso dono.

Ivo Trufelli – Ivuccio – fece parte dei primi contingenti dello lo CSIR – Corpo di spedizione italiana in Russia -, che poi fu inglobato dall’Armir – l’Armata italiana in Russia – e nella campagna di Russia immolò cinque o sei anni della sua giovane vita.

Finita la guerra di lui non si seppe nulla per tanto di quel tempo, che tuttavia non valse a spegnere nell’animo di tutti la speranza del suo ritorno. Non era speranza, era certezza. Ivuccio, quel diavolo, sarebbe tornato, aveva salvata la pelle, non poteva non tornare, nessuno ne dubitava.

Alla famiglia fu recapitata una lettera; poi un’altra; poi un’altra e ancora altre lettere. Le ho lette tutte. Mario, il fratello, me le faceva leggere. A Ivo attribuivano l’accademico titolo di dottore o professore, lo ringraziavano e benedicevano per le sapienti cure prestate, per gli interventi chirurgici eseguiti, salvando vite: lui, che non aveva nessuna esperienza medico-chirurgica, neppure di pratica infermieristica.

Il ritorno di Ivo sarebbe stata solo questione di tempo. E’ tornato Ivuccio? Non si sa niente di Ivuccio? – la gente domandava.

Un bel giorno Ivuccio misteriosamente si materializzò  affacciato al balcone della sua casa nella piazza. Non era stato visto da nessuno alla stazione, non era stato visto da nessuno sui mezzi pubblici di trasporto: – Ivuccio come era arrivato a Tricarico? Beh! Era o non era Ivuccio?

Dall’alto della imponente Fontana Vecchia, nella spianata degli orti, del lavatoio comunale e delle mascalcie, ai piedi del convento di Sant’Antonio, nelle tiepide sere di luna, Ivuccio, alla folla raccolta attorno alla fontana come in un quadro biblico, raccontava la campagna di Russia – le rapide avanzate e la precipitosa débacle, la rovinosa ritirata, la sua opera di soccorso e di assistenza medico-chirugica, e il suo ritorno. Nel grande quadro storico che disegnava con sapienza oratoria, inseriva dettagli incredibili, che mandavano in visibilio gli ascoltatori, anche se nessuno credeva a una sola parola: a una sola parola dei dettagli, chè la sostanza nessuno metteva in dubbio.

Come non restare incantati, ascoltando fantasie di questo genere?: «Faceva tanto freddo che, quando si urinava, l’arco della pipì formava un ghiacciolo, lo si estraeva dal canale uretrale e si buttava via; e via, con un altro getto di urina, un altro ghiacciolo, e avanti così fino a svuotare la vescica».

 

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