La lucertola azzurra di Capri: l'abitante straordinario dell'isola

La lucertola azzurra resta evocata quanso si legge la poesia di Rocco Scotellaro Lo scoglio di Positano, i versi Li Galli se ne sono andati / e la Punta Licosa nella notte del mare. iSi legge a pag. p. 163 della II ed., dicembre 1954 di E’ fatto giorno con 10 Tavole di Aldo Turchiaro).

Lo scoglio di Positano richiama il mito delle Sirene con le immagini della morte e de Li Galli e Punta Licosa, che se ne vanno nella notte del mare, e ricorda l’arcano del mito dipanato attraverso antiche leggende. Li Galli e Punta Licosa sono le isolette Le Sirenuse, abitate dalle tre sirene del golfo di Salerno (Partenope, Leucosia e Ligia). Li Galli è un arcipelago di scogli inaccessibili di Positano. Grazie all’inaccessibilità si crede che possa sopravvivere la famosa lucertola azzurra, scomparsa invece dai Faraglioni di Capri e da Punta Campanella, che ad Ovest delimita il Golfo di Salerno. Punta Licosa, che lo delimita a Sud, è un incantevole promontorio, con omonima isoletta, di Castellabate, il paese del Cilento reso turisticamente ancora più noto alcuni anni fa dal divertente film Benvenuti al Sud.

     Il mito è noto, anche se attorno ad esso è fiorita più di una leggenda. Le Sirene, esseri favolosi della mitologia classica, rappresentati in forma di giovane donna nella parte superiore del corpo e nella parte inferiore in forma di uccello o, in epoca successiva, di pesce, emergevano dalle acque del mare e, con il canto dolcissimo, incantavano i naviganti facendoli naufragare. Omero ne canta nel XII libro dell’Odissea (vv. 52-74 nella traduzione di Ippolito Pindemonte) rappresentando le Sirene nel tentativo di affascinare con il canto Ulisse, e il canto sarà anche nella letteratura posteriore l’elemento fondamentale della loro personalità.

Secondo una tarda leggenda (altre ne erano fiorite in precedenza) le Sirene morirono  gettandosi in mare per l’insensibilità di Ulisse al loro canto. Il corpo di Partenope fu rigettato dalle onde alle foci del Sebeto (che forse corrispondono all’area dell’attuale piazza Municipio di Napoli), dove fu eretta Partenope, la città chiamata poi Neàpolis (Napoli). In largo Sermoneta, a Napoli, si erge una fontana monumentale battezzata appunto in onore fiume Sebeto, raffigurato come una divinità.

Leucosia e Ligia furono trasformate in scogli.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.