Questo paese non si salverà e la stagione dei diritti si rivelerà effimera, se non nascerà in Italia un nuovo senso del dovere” (Aldo Moro).

L’unico sistema maggioritario sperimentato è stato quello tra Guelfi e Ghibellini, che, com’è noto, finì male  (Rosario Romeo)

Uomo è una parola che abbraccia la donna (Petrolini)

E’ di Matera il cibo più soave/la cicoria con l’olio e le fave (Mino Maccari)

Opinioni del dottor Pangloss sulla storia d’Italia acconciata in modo da confermare sempre le opinioni del dottor Pangloss. (Gaetano Salvemini sulla Storia d’Italia di B. Croce).

A chi possiede un martello tutti i problemi sembrano chiodi (Robert Kagan)

Non sapendo dove mettermi mi sono messo dalla parte del torto (Bertold Brecht)

FANATICO – «Fanatico» deriva dal latino «fanaticus, a, um» che significa «ispirato da una divinità, invasato da estro divino, esaltato». Il latino rimanda a «fanum», luogo o recinto sacro, voce da avvicinare a «fas», legge divina, diritto divino (l’opposto di «ius», legge, diritto umano). Questa parola ha un’inquietante attualità perché siamo assediati da manifestazioni di fanatismo che comportano violenza, intolleranza, faziosità, anche perché dall’ambito religioso la parola è passata a designare qualsiasi forma di cieca adesione a una dottrina, a un’ideologia, a una fede politica. Più tranquilla è la spiegazione di «fan», abbreviazione dell’inglese «fanatic»: lo si usa soltanto per sostenitori, magari turbolenti, di cantanti, attrici, attori e calciatori.

Le tre metafore che descrivono la vicenda umana: 1) Il pesce nella rete, si dibatte per uscire, l’uscita non c’è ma il pesce non lo sa. 2) il labirinto. L’uscita c’è ma è difficile trovarla. L’intelligente la trova. 3) La mosca nella bottiglia, vuole uscire, l’uscita c’è, ma la mosca è stupida e non la trova. (Bobbio, ma risale a Wittengenstiein)

Si narra che Renzo Ricci declamasse al pubblico il codice civile. Quando raccontava del figlio premorto ai genitori il pubblico si abbandonava a un pianto dirotto (riferito da F. Galgano)

Diritto e salsa. Si può confondere il diritto con la salsa? Credo di sì. Questo verso di Orazio, Satire, II, 4 (est operae pretium duplicis pernoscere iuris/ val la pena d’imparare, ecc.) fu riportato in un bignamino di diritto romano e i lettori capivano che Orazio incitasse a conoscere e a distinguere lo ius civile e lo ius gentium. Ahiloro! La quarta satira del Libro secondo parle dell’arta culinaria e il duplicis iuris è la salsa verde semplice e la salsa composta con lo zafferano di Venafro (naturam. simplex e dulci constat olivo,/ quod pingui miscere mero muriaque decebit / non alia quam qua Byzantia putuit orca./hoc ubi confusum sectis inferbuit herbis / Corycioque croco sparsum stetit, insuper addes / pressa Venafranae quod baca remisit olivae.). Se è pacifico che esistono due diritti, il diritto scritto nelle leggi, ius conditum, e il diritto scritto altrove, sui bignamini, sulle sentenze, sulle labbra dei professori ex cathedra, ius receptum, ma che si può anche chiamare, perché no?, ius inconditum, non si corre talvolta il rischio di confondere il diritto con la salsa?

 

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