IL FILM DI LUCHINO VISCONTI

 I fratelli sono tre, si chiamano Rocco, Carlo e Rocco: Rocco Scotellaro, Carlo Levi e Rocco Mazzarone.  Con Levi e Mazzarone bisogna ricordare Manlio Rossi-Doria, della stessa generazione di Levi.
Rocco Scotellaro è il fratello minore: ha ventun anni meno di Carlo (Levi) e undici di Rocco (Mazzarone); diciotto anni meno di Rossi-Doria.

Rocco e i suoi fratelli è un film di Luchino Visconti e il titolo un libro di Paolo Saggese.
Del film questo rapporto fraterno è la genesi: se un tale rapporto non ci fosse stato il film avrebbe avuto un altro titolo e sarebbe stato un’altra cosa; il titolo del libro, che si specifica col sottotitolo, è un omaggio al film di Visconti.

Ora ricordo il film; col prossimo post dirò del libro.

Rocco e i suoi fratelli è un film del 1960 (sono passati 62 anni!) diretto da Luchino Visconti e ispirato al romanzo Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori (Autore singolare non inquadrabile) e titolo ispirato alla combinazione tra la tetralogia Giuseppe e i suoi fratelli di Thomas Mann (ispirata al celebre racconto della Genesi biblica Le storie di Giacobbe, Il giovane Giuseppe, Giuseppe in Egitto, Giuseppe il Nutritore – ) e il nome di Rocco Scotellaro, di cui Visconti era grande estimatore.
Il film è stato selezionato tra le 100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978, quindi tra i 100 film italiani da salvare; nel 2002 è diventato uno spettacolo teatrale.

Una famiglia lucana si trasferisce a MIlano in cerca di migliori opportunità di lavoro. La rivalità tra i due fratelli Rocco e Simone, invaghiti di una prostituta, finisce in tragedia.

Alla morte del padre, Rocco Parondi, un ragazzo lucano, su iniziativa di sua madre, Rosaria, raggiunge insieme a lei e ai suoi fratelli, Simone, Ciro e Luca, il loro fratello più grande, Vincenzo, emigrato già da qualche tempo a Milano, nella speranza di cambiare vita. Al loro arrivo scoprono che Vincenzo sta festeggiando il suo fidanzamento con Ginetta, anche lei figlia di emigrati lucani, ma ormai già ben inseriti a Milano. Quando la madre richiama Vincenzo al suo dovere di provvedere prima d’ogni altra cosa alla sua famiglia d’origine in difficoltà, i parenti di Ginetta reagiscono e, temendo di doversi sobbarcare il peso dei nuovi arrivati, cacciano i Parondi in malo modo. Vincenzo, sentendosi in obbligo con i suoi familiari, lascia anche lui la festa e inizia a provvedere come può ai suoi cari. Dopo le difficoltà iniziali tutti i giovani riescono a trovare una sistemazione: Vincenzo recupera il rapporto con Ginetta e obbliga le due famiglie in rotta ad accettare la relazione con un matrimonio riparatore. Rocco inizia a lavorare in una lavanderia, Ciro studia e trova lavoro come operaio in una fabbrica dell’Alfa Romeo, Simone si dà alla boxe, mentre Luca rimane a casa con la madre. Nel frattempo, i giovani fratelli hanno fatto la conoscenza di Nadia, una prostituta che ha subito una relazione con Simone. In realtà Nadia considera Simone un cliente come un altro, ma Simone, viziato dalla madre, affascinato dalla ricchezza della grande metropoli lombarda e ingannato dall’illusione di ottenere facilmente molti soldi con il pugilato, si lega morbosamente alla donna e, pretendendo di garantirle un tenore di vita che non è alla sua portata, comincia a condurre una vita sregolata che condiziona anche le sue prestazioni sul ring e che lo porta a ricorrere al furto e a prostituirsi anche lui con l’ex pugile Duilio Morini. Un giorno Nadia riceve in regalo una spilla che in realtà Simone ha rubato alla proprietaria della lavanderia dove lavora Rocco. Rendendosi conto del precipitare della situazione, Nadia restituisce la spilla a Rocco dicendo che sta lasciando per qualche tempo Milano, che non vuole più vedere Simone e che questi farà bene a dimenticarla. Alla notizia Simone reagisce in modo sprezzante, nascondendo così l’umiliazione d’essere stato abbandonato.

Un giorno, Rocco, partito per il servizio militare, incontra di nuovo Nadia che è appena uscita dal carcere. Seduti a bere un caffè, la donna ascolta la visione che Rocco ha della vita, rimanendone affascinata e quando lui le rivela di provare compassione per lei e l’incoraggia a ritrovare speranza nella vita, tra i due nasce un vero amore. Tornato a Milano, Rocco viene notato dall’allenatore di Simone che, deluso dall’indisciplina di quest’ultimo, ritiene che Rocco possa fare veramente strada nel mondo del pugilato. Nadia, intanto, rincuorata dalla bontà d’animo di Rocco, inizia a cambiare vita. Ma incombe su di loro la tragedia: Simone, deriso dagli amici del bar che frequenta, viene a conoscenza degli incontri tra il fratello e la sua ex amante e una sera, scortato da quegli stessi amici, segue Rocco e Nadia fino ai prati della Ghisolfa, dove i due s’incontrano abitualmente. Qui Simone stupra Nadia e picchia brutalmente il fratello. Rocco non solo non cerca vendetta, ma si convince d’essere il responsabile delle miserie di Simone, avendogli rubato la donna che lui amava. Così chiede a Nadia di lasciarlo per tornare con il fratello, certo che, recuperando questa relazione, Simone potrà redimersi. Nadia è sconvolta e, sentitasi tradita da Rocco, ritorna tra le braccia di Simone, ma solo per vendicarsi e sfruttarlo per soldi, al fine di rovinarlo; quest’ultimo dopo aver cessato definitivamente di fare il pugile, inizia ad avere anche problemi di alcolismo e, pieno di debiti, comincia a chiedere soldi tanto agli altri fratelli che allo stesso Rocco. A differenza di Vincenzo e Ciro che cominciano a prendere le distanze da Simone, Rocco si prodiga in tutti i modi per aiutarlo, sotto la pressione della madre che, accecata dall’affetto per il figlio, scarica ogni responsabilità dei guai di Simone su Nadia. Proprio per ripianare i debiti del fratello, Rocco, che pure vorrebbe lasciare il pugilato per tornare al più presto al suo paese d’origine, decide di continuare la sua carriera tra lo stupore di Vincenzo e la rabbia di Ciro, che non comprendono l’ostinazione di Rocco nel voler redimere un fratello che sta gettando nel disonore una famiglia altrimenti onesta.

Spinto dalla volontà di riscattare suo fratello, Rocco s’aggiudica un difficile incontro che lo lancerà verso il successo. Ma proprio mentre Rocco sta disputando questo decisivo incontro, Simone, abbandonato anche da Nadia, scopre che è tornata a prostituirsi dalle parti dell’Idroscalo e la va a cercare per tentare di riaverla. Nadia lo respinge, Simone estrae un coltello dalla tasca, si para davanti alla ragazza e la colpisce, uccidendola. Proprio al culmine dei festeggiamenti per la vittoria di Rocco, Simone fa ritorno a casa, e confessa al fratello l’omicidio di Nadia. Rocco, in preda alla disperazione, colpevolizza ancora una volta se stesso piuttosto che il fratello assassino, arrivando a offrirgli riparo in casa. Ma Ciro si ribella a questa decisione ed esce di corsa da casa per andare alla polizia a denunciare il sangue del proprio sangue. Simone sarà trovato e arrestato tre giorni dopo. Qualche tempo dopo, il piccolo Luca va a trovare Ciro durante una pausa di lavoro del fratello maggiore e gli rinnova le accuse d’aver tradito il proprio sangue. Ciro replica usando parole d’affetto sia verso Rocco, troppo legato a un mondo che il boom economico sta cancellando, sia verso il fratello incarcerato, che da questo boom è stato in qualche modo travolto, e racconta al piccolo le sue speranze di un mondo migliore, nel quale le persone non saranno più costrette a emigrare per trovare pane e giustizia. Ma la sirena suona, richiamando tutti gli operai dentro; Luca si accomiata da Ciro e lo vede da lontano incontrarsi con la sua fidanzata con la quale costruirà presto una nuova famiglia. Lo saluta ancora una volta dicendogli che tutti i fratelli l’aspettano per la cena e, riprendendo la strada di casa, passa davanti a un muretto dove sono esposte le foto del pugile Rocco, eroe del momento suo malgrado.

 

One Response to ROCCO E I SUOI FRATELLI: un rapporto fraterno, un film e un libro

  1. (Tonino ha detto:

    Ricordo di averlo visto la prima.volta ,furtivamente perché era vietato ai minori, nel fumoso cinema di Tricarico, in via Monte.in una sala affollata,in piedi appoggiato al muro laterale ,tra l’ansia di vederlo e la paura di essere scoperto. Il film mi sconvolse per la tristezza della storia.che narrava ed alcune scene violente. Allora non capii molto di più. Poi ho avuto modo di vederlo e rivederlo, tante altre volte, svelando sfumature ,dettagli ,intense immagini espressioniste che mi hanno portato ad amarlo al punto da pensare che ,esso abbia profondamente contribuito alla mia formazione umana e culturale. Indimenticabile è la battuta : ma nduale’ la Lucana..???

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