Alle opere in prosa più significative di Rocco Scotellaro , «Contadini del Sud» e «L’uva puttanella», seguirono altre due: due sorte di  antologie nel senso che sono titoli sotto i quali sono pubblicati alcuni altri testi dello stesso genere letterario, «Uno si distrae al bivio» con Prefazione di Carlo Levi e «Giovani soli» a cura di Rosaria Toneatto, pubblicati da Basilicata Editrice, rispettivamente nel 1974 e nel 1984.
«Giovani soli» comprende alcuni tentativi teatrali e di sceneggiatura cinematografica e, quindi, è la prima raccolta edita di testi cinematografici di Scotellaro. Analogamente, «Uno si distrae al bivio» è la prima raccolta edita di Racconti.

Nel 2019, con gli Oscar Moderni Mondadori sono state pubblicate in unico volume di 800 pagine «Tutte le Opere» di Rocco Scotellaro in edizione rivista filologicamente, aggiornata e integrata con le nuove scoperte. La rivisitazione ha comportato l’assorbimento dei due ultimi volumi, rispettivamente. nella “Galassia dei racconti” come la prof. Giulia Dell’Aquila preferisce definire la rivisitazione dei «Racconti»  da lei curata (pagg. 503-597), nelle «Prove giornalistiche» (pag. 609-639) e negli «Scritti cinematografici» (pagg. 645-655).

Lessi  d’un fiato il volume in quattordici ore filate, senza pause, saltando pranzo e cena, sbocconcellando qualcosa di tanto in tanto. Avevo  89 anni, nella lontanissima mia giovinezza per dieci anni ebbi rapporti non occasionali con Rocco Scotellaro: furono gli ultimi dieci anni della sua breve vita; e il rapporto fu particolarmente intenso negli ultimi tre anni, dalle dimissioni da sindaco alla morte, grazie anche al fatto che Antonio Albanese era il suo e il mio migliore amico e alla nostra residenza, rispettivamente a Napoli e a Portici.

La “lettura tutta d’un fiato” è quella che viene determinata da un testo che ti entra dentro e ti sconvolge. Ma i testi che lessi tutta d’un fiato mi erano entrati dentro nel corso di quasi tutta la mia vita. Lettura tutta d’un fiato non mi pare quindi espressione giusta e ritengo che il senso sia ben reso dall’espressione ungarettiana “sentimento del tempo”, un momento particolare della vita interiore nel tempo della lettura del libro, nel corso del quale non sono semplicemente evocati ricordi, bensì tempi passati, veramente e realmente rivissuti, lunghi e lontani, gli unici che abbiano contato davvero, perché ti danno gli strumenti per capire il tempo presente.

Scrissi sul mio blog che l‘opera omnia è una grandiosa opera moderna,   le auguravo molti giovani lettori (senza escludere i nostalgici, quei pochi che siamo rimasti).  Un presente che non percepisce il passato, lo elimina e lo ignora, è  altro, può essere utilissimo alle nuove generazioni, e anche, non meno, alle generazioni che si vanno eclissando, che ugualmente lo apprezzeranno, ma troveranno un Rocco Scotellaro diverso da quello che è stato, che avevano conosciuto, che ho conosciuto e ho cercato di raccontare sul mio blog e, per quanto riguarda l’interesse di Rocco per il cinema, cercavo di raccontare con questa narrazione.
Grandioso libro il Baobab, auguravo e auguro che i giovani di Tricarico lo leggano davvero, dalla prima all’ultima pagina, con disposizione a capire come Rocco, scrittore, sociologo e antropologo abbia raccontato la storia e la civiltà del suo tempo senza televisione, che egli non ebbe il tempo di conoscere e vedere, con la telefonia passante per centraline e centraliniste, senza block notes e senza biro, e non si limitino a fotografare la copertina del volume, a pubblicarla sui social e a condividerla con stupidi slogan, vantandosi di essere «paesani di Rocco Scotellaro».

Il sentimento del tempo mi manca leggendo sul Bobab gli «Scritti cinematografici» e gli «Scritti sul cinema», prezioso contributo critico cinematografico del prof. Stefano Martelli, perché non ho e non ho mai avuto «Giovani soli». Credo che alcune pagine del volumetto siano state escluse in base ai criteri di rivisitazione, che rispetto, ma il ‘mio’ sentimento del tempo esige di conoscere.

I motivi assurdi e incredibili per cui non potetti procurarmi «Giovani soli», per tutto il carico di stupidità che si portano dietro non li ho mai raccontati e forse non li racconterò mai. Mi limito a rinnovare a Lina Scotellaro, nipote di Rocco, che capì tutto, la mia affettuosa riconoscenza.

Proseguirò la narrazione quando e se potrò avere e leggere il volumetto «Giovani soli», ignoto anche al sistema bibliotecario della regione in cui vivo. Lo pagherei qualsiasi prezzo e sarò infinitamente grato a chi riuscirà a procurarmelo.

 

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