Il primo deputato del regno d’Italia eletto nel collegio di Tricarico, di cui ho parlato nel precedente post, si chiamava Filippo De Boni. Come già detto, non era lucano, quando fu presentata la sua candidatura non sapeva neppure che nel cuore della selvaggia Lucania c’era un paese chiamato Tricarico; non solo non era lucano, non era “suddito del re” e, quindi, a norma di statuto non era eleggibile. Infatti, lo statuto albertino, la “costituzione” vigente in quel tempo, prescriveva all’art. 40 che «Nessun Deputato può essere ammesso alla Camera, se non è suddito del Re».

Se si volesse capire con due parole perché fu eletto proprio De Boni, la pura verità è che fu eletto perché  Accettura e San Mauro Forte si odiavano a morte, e ancora si odiavano quando io abitavo ad Accettura. Mi auguro che l’abbiano fatta finita.  

Filippo De Boni era nato il 7 agosto 1816 in una frazione vicino a Feltre in Provincia di Belluno, che non faceva parte dell’Italia unita, ma dell’impero austroungarico. Di formazione seminariale, giornalista e politico mazziniano, anticlericale e di sinistra aveva partecipato alla spedizione garibaldina nel regno borbonico con intenti mirati in particolare all’avversione allo stato pontificio. Nel settembre 1860 si ritrova anche lui a Napoli con i massimi esponenti della Sinistra – Mazzini, Cattaneo, Ferrari, Saffi ecc., – per agire su Garibaldi e impedire che la conquista garibaldina si trasformasse in una conquista regia. Fu tutto inutile, e De Boni attribuì la responsabilità a Garibaldi “quanto splendido nel campo di battaglia, altrettanto inetto a organizzare e a governare”.

L’elezione, inoltre, fu abbastanza travagliata. L’ho ricostruita attentamente in tutte la varie fasi (elezioni e ballottaggi, inchieste giudiziarie e annullamenti) e qui ovviamente la riassumo.

Ci fu una prima votazione di ballottaggio, in cui De Boni, uno dei due candidati contendenti, fu soccombente. Proclamata l’elezione del suo avversario, questa fu annullata dalla Camera, dove, nel corso di seduta, fu segnala la qualifica di segretario generale d’Intendenza della Basilicata del candidato proclamato eletto; qualifica che lo rendeva ineleggibile.

Nella successiva tornata i due candidati concorrenti erano Filippo De Boni e Pasquale Giliberti.

Prevalse Giliberti per 2 voti, ma nessuno dei due aveva ottenuta la maggioranza assoluta. Fu necessario procedere alla votazione di ballottaggio, che assegnò la maggioranza assoluta a De Boni, con 25 voti di scarto su Giliberti.

In sede di convalida si posero due questioni.

La prima concerneva la rilevata questione di ineleggibilità, che fece molto discutere. Incontestabilmente la questione non era giuridica, giacché lo statuto non aveva carattere rigido (si pensi allo scempio che ne fece il fascismo, senza che i provvedimenti di fascistizzazione dello stato comportassero l’abrogazione dello statuto), ma politica. Si trattava di decidere se dare la prevalenza allo statuto o alla politica, ossia alla deliberazione parlamentare.

La seconda questione concerneva la regolarità dell’elezione a causa di violenti moti di disturbo delle operazioni elettorali inscenati da elettori di Accettura e di San Mauro Forte. Quella elezione vedeva contrapporsi un accetturese, Pasquale Giliberti e un nordico sconosciuto, piombato da Feltre, non facente parte del regno d’Italia e posta sotto il dominio austriaco. I sanmauresi sostenevano De Boni per contrastare l’accetturese Giliberti, e fu la guerra. La Camera dispose una inchiesta giudiziaria affidata al giudice della corte criminale come procuratore generale e, avuta dettagliata relazione, annullò anche questa seconda elezione.
Siccome la Camera aveva disposto l’inchiesta giudiziaria, con ciò aveva implicitamente sancito la eleggibilità del De Boni. Questa fu la convinzione del presidente della Camera Urbano Rattzzi, dalla quale non intese deflettere.

In Parlamento sedevano già deputati veneti “non regnicoli”, nei cui confronti la questione del contrasto con lo statuto non fu posta. Per l’elezione del De Boni, invece, si discusse molto, e sempre a causa dell’odio tra Accettura e San Mauro forte, in coda alla decisione di effettuare  l’inchiesta giudiziaria. Devo confessare che mi sono divertito a leggere il resoconto parlamentare del 1° giugno 1861; in quella seduta il presidente della Camera Urbano Rattazzi. Come già detto, non si mosse di un millimetro dalla convinzione dell’implicita sanzione della elezione del De Boni e non consentì che si effettuassero altre votazioni sulla questione.

Si procedette a una terza votazione e alla successiva votazione di ballottaggio che vide finalmente eletto Filippo De Boni. La Camera convalidò votazione ed elezione di De Boni, che fu rieletto nelle successive due legislature. Nella terza (X legislatura) De Boni prevalse su Pasquale Villari, storico, che verrà eletto in altro collegio nella XI legislatura e sarà senatore e ministro.

 

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