FORSE NON POTRO’ DISPORRE DEL COMPUTER NON SO PER QUANTO E PUBBLICO, UNO DOPO L?ALTRO; I DUE POST SUL RAPPORTO TRA IRONIA E DEMOCRAZIA CHE AVEVO SCRITTI

Tra la fine di aprile e l’inizio di maggio del 1945 si ebbe la resa della Germania nazista. Il 9 maggio fu proclamato l’anniversario della Vittoria.
Il 5 luglio si tennero le elezioni generali del Regno Unito della Gran Bretagna che sancirono l’inaspettata sconfitta di Winston Churchill, il grande vincitore della seconda guerra mondiale. Il passaggio del 12 per cento dei voti dai conservatori di Churchill ai laburisti di Clement Attlee rimane la maggiore oscillazione elettorale mai registrata in un’elezione generale del Regno Unito. Pare che lady Clementine, moglie di Churchill avesse detto: Forse è una benedizione travestita; Churchill osservò: Finora si è travestita molto bene.

Si raccontava che Stalin fu abbastanza stupito e all’incontro di vertice tra le Potenze alleate, Conferenza di Potsdam (17 luglio – 2 agosto 1945) si mostrò contrariato di dovere trattare con uno sconosciuto la Pace conquistata con Churchill, camerata di guerra con cui aveva cominciato a discutere i problemi della Pace: «Ma se non era sicuro di vincere, perché le ha fatte le elezioni ?».

Ho letto il capitolo POTSDAM: LA BOMBA ATOMICA della monumentale Storia della Seconda guerra mondiale di Winston Churchill, Premio Nobel per la Letteratura 1953 “per la sua padronanza della descrizione storica e biografica e per la brillante oratoria in difesa dei valori umani”. Churchill racconta che la sera del 18 luglio durante la conferenza di Potsdam, già iniziata e in corso, cenò con Stalin. Le operazioni di voto e il conteggio dei voti, per varie intuitive ragioni, se si riflette su una congerie di circostanze del tempo, non erano terminate e non si conosceva l’esito del voto. Churchill e Stalin erano soli, conversarono piacevolmente dalle otto e mezzo di sera all’una e mezzo dell’indomani. La disinvolta aria amichevole di Stalin era piacevolissima. Riguardo alle elezioni britanniche Stalin disse che tutte le informazioni a lui pervenute da fonti comuniste e d’altro genere gli confermavano la convinzione che Churchill sarebbe stato rieletto con una maggioranza pressappoco di ottanta seggi. Churchill non era sicuro del voto dei soldati e Stalin osservò che l’esercito preferiva un Governo forte e avrebbe quindi votato per i conservatori. Riporto testualmente dal racconto di Churchill «Appariva chiara in lui la speranza che i suoi contatti con me e Eden non venissero interrotti». Eden era il ministro degli Esteri.

Nel novembre del 1947 Churchill, in un discorso pronunciato alla Camera dei deputati, fece un elogio della democrazia nella quale la fiducia era stata scossa dalla pesante sconfitta di Churchill di due anni prima e dalla ‘pochezza’ del nuovo governo. Una frase ha formato un noto aforisma: «E’ stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora».

Ho molto riflettuto su questo aforisma, traendone la conclusione che esso mira a dimostrare che è impossibile parlare con ironia  della democrazia. Si crede, da chi così crede, di fare dell’ironia e si fa solo del male a questa democrazia sempre più pericolante e a rischio. Dico ‘da chi così crede’ perché non mi fido di tutti, per meglio dire: credo nella buona fede e nella perdurante fiducia nella democrazia di pochi, pochissimi. E solo a costoro rivolgo la mia riflessione.

«All’inizio della seconda guerra mondiale un fine studioso di storia della cultura inglese, Basil Willey, suggeriva il seguente esperimento. Immaginiamo di dover spiegare che cosa significano termini come pace o democrazia a un bambino. “Il risultato”, affermava Willey, “se fossimo abbastanza precisi, sarebbe la satira”. Infatti, commentava, la satira migliore ha lo scopo di indurci a osservare situazioni reali e conosciute come se fosse la prima volta, quindi con gli occhi di un bambino.

La vera satira, secondo Willey, scaturisce dalla duplice disposizione a vedere le cose nella loro effettiva realtà, senza veli, e a confrontarle con i loro modelli ideali. In altre parole, la satira porta alla condanna della società, senza replica e senza difesa, in rapporto a un ideale, in quanto essa consiste precisamente nel “misurare le aberrazioni mostruose dell’ideale”. L’ironia sulla democrazia non può che assumere, e assume, tono satirico, di condanna senza replica.

Ho una età molto avanzata, che mi ha consentito di osservare molte esperienze politiche, a cominciare da quella fascista. Con la caduta del fascismo e la fine della guerra, ha conosciuto partiti dotati di forti e qualificati gruppi dirigenti. Il Pci e la Dc avevano le loro retoriche, ma su un punto di ‘stile’ concordavano: i gruppi dirigenti dovevano stare qualche passo avanti rispetto alle loro ‘basi popolari’. E per questo motivo dovevano anche svolgere una funzione ‘pedagogico-formativa’.

Poi la classe politica iniziò a vantarsi di essere lo ‘specchio’ del paese e il Paese si mostrò lieto di starle dietro. Di qui il degrado, sia della qualità della classe dirigente sia della qualità dell’opinione pubblica. Faccio un esempio: se Berlinguer e Moro avessero ‘ascoltato’ le loro rispettive ‘basi popolari’ non avrebbero portato i loro partiti a voltare pagina rispetto agli anni dello scontro frontale della ‘guerra fredda’. Per non parlare della scelta spiazzante di Togliatti nel 1944, con la quale non c’era un comunista che in cuor suo fosse d’accordo, ma si fidò del Capo. Non pochi di coloro che non si fidarono divennero terroristi, insanguinarono il Paese e ammazzarono Moro.

Il seguito al prossimo post.

 

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