Aldo Sacchetti

Aldo Sacchetti è stato un amico; aveva cinque anni più di me; è morto alla veneranda età di 95 anni (io tra un mese ne compirò 92). Prendemmo contemporaneamente servizio presso l’assessorato regionale alla Sanità della Regione Emilia-Romagna, addetti, rispettivamente, lui ai compiti di assessorato per l’igiene pubblica (materia di cui si contestava la competenza regionale) e io, in generale, per gli aspetti legislativi e giuridico-amministrativi. Le regioni, per motivi che non sto a ricordare, tranne che in materia sanitaria non esercitavano ancora le proprie funzioni; in pratica, quindi io e Sacchetti, eravamo i soli che avevano qualcosa da fare. Qualcosa di molto interessante e intellettivamente impegnativo, che ci metteva a confronto con la politica, il ministero, l’università e altre regioni, e ricordo quasi con nostalgia.

Aldo era stato vice medico provinciale di Bologna e veniva dalla Toscana, dove aveva svolto le funzioni di medico provinciale di Lucca e di Siena. Figura schiva, umile, riservata, mite, vedevo nella sua parsonalità una certa affinità con la mia ‘lucanità’ e presto tra noi si stabilì un rapporto di reciproca stima, fiducia e amicizia.

Personalità di grande rigore scientifico, antesignano di una cultura che allora era incompresa – Aldo suscitava qualche risolino –  e ancora stenta a emergere, fondata sull’eco-biologia malgrado le gravi minacce alla salute del pianeta e alla salute umana.
Io credo di aver intuita la verità espressa dal nucleo fondamentale del suo pensiero e della sua ricerca, ossia che la vera alternativa è tra salute e progresso, un gioco senza regole come recita un capitolo di un suo libro, forse il più famoso, il solo che cito «Scienza e coscienza. L’armonia del vivente».
«Il materialismo della scienza moderna – sostiene -, basato sull’idea di una natura priva di intelligenza e finalità, che la tecnologia può aggredire senza scrupoli, oggi sta modificando il mondo, degradando al contempo società, cultura e biosfera, in una spirale inarrestabile e distruttiva. Questo progetto di semplificazione, falsificazione e disintegrazione della realtà naturale soffre oggi una crisi irreversibile, determinata della rivoluzione quantistica, che descrive il reale come insieme di eventi collegati, in continuo divenire.» Il suo impegno di scienziato è stato quello di documentare i tragici errori della tecnoscienza per aprire a una scienza nuova dei “legami vitali”, armonicamente coordinati nella coerenza quantistica della natura viva. Solo una scienza che tenga conto di questa nuova consapevolezza potrà sostenere le scelte etiche di una società olistica, sobria, che sappia regolarsi al minimo dei bisogni e dei consumi, in armonia con la natura.
Non sono tuttavia riuscito a stargli intellettivamente dietro nelle conseguenti – coerenti e severe – implicazioni.
L’amicizia, la fiducia e la stima , comunque, sono state la cifra del nostro rapporto di lavoro durato molti anni in assessorato e ancora dopo, quando assunsi la responsabilità del servizio legislativo regionale, stante la competenza generale del servizio stesso e il mio interesse a continuare in particolare lo studio delle tematiche sanitarie e ospedaliere.

Aldo Sacchetti è stato uno dei più grandi scienziati del secolo scorso, il padre dell’Eco-biologia, uno scienziato dal volto umano. Tuttavia non ha avuta la fama che avrebbe meritata, ristretta –  ma con le riserve imposte dal suo rigore – al mondo verde ed ecologista. Rigore e approfondimento anche lessicale: per esempio,  egli rifiutava parole come “ambiente” e “ambientalismo”, che riteneva fredde, atone, fuorvianti perché comprensive di materia inerte, laddove è in causa la salute della  biosfera, valore vivente del nostro pianeta.
Teneva rigorosamente distinte scienza e politica, resistendo a ogni lusinga. «La tutela igienica della vita – affermava – non sembra davvero riguardare seriamente i grandi partiti politici, il cui tessuto culturale, tutto centrato sulla cardinalità degli interessi economici e dello sviluppo produttivo, è intrinsecamente inadatto a valorizzare e salvaguardare esigenze biologiche incomprimibili quanto ardue a conciliare con siffatti interessi.» […] «Più sconcertante ancora è che perfino quanti sono politicamente preposti all’amministrazione sanitaria spesso non abbiano, o fingano di non avere, chiara consapevolezza delle insidie drammatiche cui oggi […] – è sottoposta la salute collettiva».

Concludo citando un singolare articolo, dedicato alla nascita della vita, intitolato “La sublime bellezza della maternità”, che forse potrebbe dire qualcosa di più preciso sul volto umano di Aldo Sacchetti e sul suo valore di scienziato, un articolo che sembra dirci qualcosa sull’incarnazione dell’uomo nella natura. Con questo articolo Aldo getta luce scientifica e poetica sull’esemplare processo d’incarnazione del figlio nella madre. «Milioni di spermatozoi corrono verso l’ovocita maturo ma uno solo può penetrarlo perché in quell’istante si modifica la polarizzazione elettrica della membrana ovulare, che diviene impermeabile agli altri»…«Da quel momento si avvia uno scambio di messaggi indispensabili alla maturazione fisico-psichica di entrambi i soggetti»… “Negli ultimi due mesi il bambino ascolta la voce dei genitori, condivide gli stati emotivi materni, dorme con la madre, sembra quasi sognare con lei…L’intero fisico della madre risponde in maniera coordinata e finalizzata alle esigenze della vita nascente. »

 

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