VOCABOLARI STORICI-ETIMOLOGICI – LORENZO TOMASIN, IL SOLE 21 ORE DOMENICA 6 NOVEMBRE 2020

Tra le ricchezze del patrimonio culturale italiano non c’è solo l’abbondanza di dialetti e parlate locali che fa della Penisola una delle aree più linguisticamente multiformi d’Europa (uno studioso novecentesco, Heinrich Lausberg, definì l’Italia «fuoco nel sistema ottico della linguistica romanza»; un altro, Pavao Tekavčić, «una Romània in miniatura», cioè un concentrato di tutte le filiazioni del latino sparse per l’Europa). C’è anche il fatto che tra le varietà della tavolozza linguistica italiana, alcune sono rimaste lungamente isolate e quasi indenni da grandi rimescolamenti sociali e culturali, conservando il fascino delle lingue esclusivamente parlate, eredi dirette di un’antichissima tradizione popolare. Ma ce ne sono altre – soprattutto nelle città – che nei secoli hanno conosciuto un intenso uso anche scritto, un vivace contatto con altre lingue, uno scambio reciproco con la lingua comune del Paese. Dialetti colti e popolari insieme, ramificati nella descrizione della vita quotidiana ma anche di saperi tecnici complessi, ben temperati da letteratura, storiografia, poesia e persino da una precisa riflessione linguistica. Il veneziano, insieme a pochi altri dialetti urbani ancor vivi e floridi, è di questa specie, e ha un pedigree unico nel suo genere. Ampiamente usato, nel parlato e a lungo anche nella produzione scritta di una Repubblica, dotato di una produzione letteraria fiorente soprattutto in generi come la storiografia o il teatro, e di una ancor più cospicua produzione tecnica (ad esempio, nella marineria e in alcuni settori tra arte e artigianato), il veneziano può anche contare, a partire dall’alba dell’età moderna, su una serie quasi ininterrotta di vocabolari, glossari e altre raccolte che illustrano più o meno sistematicamente i versanti più caratteristici del suo lessico. Si cominciò nella stagione tardomedievale dei mercanti che, interessati allo scambio internazionale, si affidavano a manuali di conversazione e a vocabolari bilingui (ad esempio veneto-tedeschi) concepiti e impiegati all’ombra del ponte di Rialto. Si proseguì, nell’età della stampa, con gli autori dialettali veneziani che corredarono le loro opere di glossari utili al pubblico che li leggeva fuori da Venezia. Goldoni stesso progettò un simile strumento, e ne pose le basi in alcune note alle sue commedie, salvo poi lasciarlo in eredità al grande filologo novecentesco, Gianfranco Folena, che lo realizzò concretamente. Un intero dizionario è dedicato all’opera del commediografo; un altro (licenziato nel 2007 da un ultraottantenne Manlio Cortelazzo) rende conto del veneziano del Cinquecento, e insieme al memorabile Dizionario ottocentesco di Giuseppe Boerio sono questi i rappresentanti più illustri di un’ideale biblioteca lessicografica che annovera almeno un centinaio tra vocabolari e glossari che descrivono le parole del veneziano dalle soglie del Medioevo fino a ieri. L’idea di un moderno Vocabolario storico-etimologico del veneziano (VEV) – progettato da chi scrive queste righe assieme a Luca D’Onghia – discende direttamente, e quasi inevitabilmente, dalla constatazione di una simile base di partenza, e dall’importanza che essa può avere, se opportunamente integrata e sistematizzata, per ricostruire etimologia e storia delle parole. È una vicenda che non di rado interseca quella della lingua nazionale (ad esempio, quando chiama in causa parole veneziane divenute italiane: da broglio contrabbando , da ciao pettegolezzo , da giocattolo zenzero ) e che merita di essere ricostruita nel dettaglio, con i metodi e con gli strumenti che la linguistica di oggi mette a disposizione e invoglia a condividere con le nuove generazioni di studenti e studiosi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Parole veneziane, 1 A cura di L. Tomasin e L. D’Onghia Lineadacqua, Venezia, pagg. 96, € 14 Il 7 dicembre esce in libreria la prima centuria di voci Abbiamo chiesto all’autore, che è condirettore, assieme a Luca D’Onghia, del «Vocabolario storico-etimologico del veneziano / VEV», di presentare il progetto, sviluppato nel sito internet vev.ovi.cnr.it

 

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