IL FINOCCHIACCIO TINGE(VA) DI GIALLO LA LUCANIA
Nel tempo della mia lontana giovinezza, nei mesi di maggio e di giugno, la ferula, volgarmente detta finocchiaccio, pianta erbacea perenne del bacino del Mediterraneo, poco appariscente in inverno, esplodeva nei mesi di maggio e giugno e, coi fiori di ginestra, tingeva di giallo la Lucania , il colore della nostalgia, simbolo della luce del sole, ma anche della conoscenza e dell’energia.
Domenico Langerano scrive nel suo Dizionario del dialetto tricaricese scrive che si vede solo qualche raro esemplare di ferula, che non tingre più di giallo la Lucania.
Il periodo giallo sta per concludersi e voglio ricordarlo, anche se non tinge più la Lucania.
Si conoscono circa 170 specie di ferula, talune raggiungono anche i 4 metri. La nostra ferula, o finocchiaccio, è riportata nell’immagine che introduce questo scritto.
Il finocchiaccio ricordava Sant’Antonio Abate. Una volta, al mondo, non c’era il fuoco. Gli uomini avevano freddo e andavano da sant’Antonio Abate, santo egiziano che stava nel deserto, a pregarlo che facesse qualcosa per loro.
Sant’Antonio Abate, mosso dalla compassione, inventò uno stratagemma per andare agli inferi e portare il fuoco. Il santo si presentò all’inferno con il suo maialino e un bastone di ferula, chiedendo ai diavoli il permesso di entrare per scaldarsi. Dopo vari tentennamenti i demoni acconsentirono. Frugando il fuoco con il bastone tra i tizzoni ardenti una scintilla accese il midollo spugnoso, che iniziò a bruciare senza che nessuno fosse in grado di vederlo. Il santo riuscì così nel suo intento, portò con sé il bastone, conservando il fuoco al suo interno, lo agitò come una benedizione, volarono scintille e gli uomini ebbero il fuoco.
La notte del 17 gennaio, giorno dedicato a Sant’Antonio Abate, si accendono i fuochi, i fuochi di Sant’Antonio.
Il mito di Sant’Antonio Abate rimanda alla mitologia greca, che attribuiva a Prometeo la scoperta del fuoco, da cui la ferula di Prometeo, una delle specie di ferula.
Il mito di Prometeo fu trattato con grande rilievo da Esiodo, Eschilo e Platone. In Esiodo Prometeo è un Titano, che in contrasto con Zeus favorisce gli uomini, dapprima con l’attribuire loro la parte migliore delle vittime sacrificate, poi dando loro il fuoco di cui Zeus per vendetta li aveva privati. Zeus punisce Prometeo facendolo incatenare a una colonna e inviando l’aquila a divorargli il fegato che sempre ricresce.
In terza liceo leggemmo il Prometeo incatenato di Eschilo. Conoscevo taluni versi a memoria. Il volumetto non si trova più tra i miei libri e dubito che riuscirei a leggere qualche passo e, men che meno, a tradurlo.
Articoli recenti
- DOMENICA SI VOTA – DUE DOCUMENTI DI IMPEGNO CIVILE CONTRO DEMAGOGIA E DISIMEGNO
- ROCCO SCOTELLARO: poeta contadino – GIUSEPPE GIANNOTTA: poeta lucano
- Un nuovo libro di Carmela Biscaglia “Una sfida profetica. Il venerabile Raffaello delle Nocche, vescovo” con Presentazione di Giampaolo D’Andrea.
- SONO MOLTO DISPIACIUTO PER LA MORTE DI RAFFAELE LA CAPRIA
- L’INTERESSE PER IL CINEMA DI ROCCO SCOTELLARO – PERCHE’ SI PUO’ RICOMINCIARE A RACCONTARE (5)
Commenti Recenti
- Prof. Domenico Calderone su Della lucanità di “Anna dei miracoli”
- Enzo Carbone su Rocco SCOTELLARO, L’AGOSTO DI GRASSANO
- Antonio Martino su L’INVERNO DI UNA VOLTA, QUANDO LA SERA COMINCIAVA ALLE 5 E, NON SAPENDO CHE FARE, SI IMPARO’ A RACCONTARE STORIE
- Francesco Aiello su UNA FAVOLA DELLE API (dono di Rocco Scotellaro)
- Maria Teresa Langerano su Maria Teresa Langerano – Tesi di laurea “Amelia Rosselli e Rocco Scotellaro”
Categorie
Archivi
Sottoscrivi la nostra newsletter
Settembre 2024 L M M G V S D 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30