Ci trovammo a parlare di sputacchiere con l’amico Angelo Colangelo ricordando epidemie nelle storia dell’umanità, un modo di consolarsi per questo maledetto o benedetto CoVid-19. Motivo della chiacchierata fu la battaglia antitubercolare, che avevo ricordato come segue su FB:

« Ricordo a scuola, sul tram, nei negozi, negli uffici cartelli in lamierino di zinco, con la scritta: “Vietato sputare” o addirittura – può essere incredibile ma assicuro che è vero […]“La persona civile non sputa in terra e non bestemmia”, sormontati dalla croce di Lorena, emblema dal 1902 della Tbc. Fungevano da placebo per non infettarsi di Tbc. Il motivo dello sputare è semplice: la saliva disseccata portata dal vento contribuiva alla diffusione della malattia…; ma più del bacillo di Koch era diffuso il vezzo, diciamo così, della bestemmia.

In uno di questi cartelli compariva una bambina: era la piccola Sandra Mondaini.
La tubercolosi è un’infezione polmonare e sistemica da Mycobacterium Tubercolosis, detto anche “Bacillo di Koch” che lo scoprì. Ancor oggi se ne muore. Il “mal sottile”, tisi o piaga bianca, colpiva senza guardare in faccia nessuno. Nella mia famiglia ne morirono tre, tutt’e tre giovanissimi: due fratelli e il marito di una sorella di mio padre. Mio padre perse anche il padre con la spagnola, e mia madre, per la stessa malattia, suo padre.

Solo alcuni infettati dal bacillo ne venivano romanticamente illuminati: Silvia di Leopardi, Violetta di Verdi, che spira nel Terzo atto di Traviata con un rigurgito di “oh gioia, oh gioia” o Mimì, la gelida manina di Puccini, anch’ella spirante causa tisi sul palcoscenico.

Ma il povero Chopin ne morì davvero (scriveva George Sand “tossisce con grazia infinita”) e così Paganini, il diavolo.

Sputare era socialmente approvato. Qui da noi come in Cina, dove il grande timoniere Mao Tse-tung veniva liturgicamente ritratto con una solenne sputacchiera ai piedi della poltrona.

 

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