FRAMMENTI DI PAESE di Rachele Ubaldo

in primo piano: ferula di Prometeo
Cerchi un faro dove non c’è il mare
nella notte fonda
che si stende sulla collina
e avvolge in un velo di nebbia
gli ulivi addormentati
le tenaci ginestre
i teneri fiori di San Giovanni
i fantasmi dei vecchi pastori
che facevano la calza.
Si attarda una giovane donna
nella via stretta stretta dietro la chiesa,
poi si rincorrono passi veloci
attutiti dal muschio sopra la selce
che mai vede il sole ma solo la luna
e mi sovviene il matto mite che parla solo
all’orologio sfasato della piazza.
C’è un filo di luce sotto una porta.
Su finestre rotte e serrate
si affacciano sfinite lucertole,
azzurri licheni e vasi scheggiati
che non odorano più di basilico.
Non senti più il canto ostinato dei galli
e nell’orto solo l’ortica si allunga
mentre va via il vago ricordo
di grano su un’aia infuocata
e di collane fatte di more e fili di paglia.
C’è un’ombra lontana di bambina smarrita
con la pagella e le scarpe più belle.
Non c’è più nessuno,
solo ingiallite fotografie,
nelle case del vecchio paese
stanco di ascoltare l’eco eterna,
anch’essa stanca di non avere uditori.
Chi preparerà ora i germogli di grano
da portare all’altare per la Resurrezione?
E chi stenderà i copriletti più belli
sui balconi nel giorno del Corpus Domini?
Nessuno ormai insegue le lucciole
ma resiste nelle crepe dei muri
il fiore giallo del taràssaco.
3 Responses to FRAMMENTI DI PAESE di Rachele Ubaldo
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Struggente. Grazie. Un abbraccio. Angelo
E’ da qualche tempo che non sfoglio Rabatana e stasera ho voluto incominciare dalla poesia di Rachele. Dove sono andati tutti, dove si sono nascoste le cose? E noi continuiamo a chiamare per nome ciò che non c’è più.
Grazie, Rachele!
Un tuffo nel passato