asino di Martina Franca

Nell’agro di Martina Franca, nella Murgia Tarantina, si alleva o si allevava la più famosa razza asinina nel mondo, l’Asino di Martina Franca, il gigante della specie asinina che da questa città pugliese prende il nome.

Il ciuccio Cardillo doveva far girare la testa ad asine e cavalle tanto era alto, bello. Veniva portato a Tricarico nei periodi di estro delle asine e delle cavalle a incrementare la nascita di asini e muli nella stazione di monta di Tricarico, allestita in un casino sulla via Appia, nel tratto prima della Serra.
Quando il ciuccio Cardillo esercitava l’attività di Stallone ignobil de la razza umana (Giuseppe Parini) sul tetto della stazione di monta svettava un Tricolore. Andavano a vederlo in azione.
Credetemi, non mi sono mai sognato di andare a vederlo, e con me non passava neppure per la testa dei miei compagni, come si definiscono gli amici più intimi.
A ben pensarci, forse sbagliavamo. Nella stazione di monta succedevano cose della vita e sarebbe stato interessante sapere come funzionavano nel mondo equino, dove l’attività organizzatrice e programmatice dell’uomo incideva e probabilmente turbava il naturale svolgimento. La nostra era una posizione perbenista, coltivata dal mondo piccolo-borghese al quale appartevamo e, quindi, probabilmente sbagliata. Forse bisognerebbe leggere o rileggere con altro occhio Il padre degli animali di Andrea Di Consoli, o saper trovare un diverso piano di lettura.

Ogni tanto incontravamo il ciuccio Cardillo mentre lo portavano alla stazione di monta e non si poteva non ammirare l’imponenza e la bellezza di quell’asino.

Gli altri asini di Tricarico non rassomigliavano per nulla al ciuccio Cardillo. Chissà se questo era così prontamente obbediente come il ciuccio del maresciallo Guarino, di cui sto per dire.
Il maresciallo Guarino era stato un sottoufficiale non ricordo di quale arma specializzata, che aveva accumulato un notevole patrimonio bovino, con capi sparsi in tutte le aziende della regione, secondo vecchie tipologie di contratti zootecnici.
Ecco il fatto.
Il maresciallo tornava a piedi col suo asino da una sua campagna. Là dove, sulla via Appia, si diparte il viottolo della Tempa di Santa Maria, c’è un ponte. Il maresciallo, evidentemente stanco e non in grado di montare l’asino, si aiutò salendo sul muretto del ponte. Allungò la gamba destra e, avendo ancora il piede sinistro sul muretto, scavalcò il dorso dell’asino. La gamba era ancora a mezz’aria quando il maresciallo espresse la sua soddisfazione con un sonoro aaahhh…, che, nel linguaggio asinino, vale comando ad avviarsi. L’asino ubbidì, il maresciallo emise un urlo disperato coincidente anche questa volta col linguaggio asinino: iiihhh …, un comando di alt. L’asino ubbidì, il maresciallo cadde sulla groppa dell’asino tra i lombi e la coda, alla quale si aggrappò scivolando a terra, ma evitando una rovinosa caduta.
All’asino demmo il nome del suo proprietario, lo chiamavamo ” il maresciallo Guarino”. Il proprietario era semplicemente “il maresciallo”.

 

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