Le due Napoli di Domenico Rea è un libro di Andrea di Consoli che non ho letto e mi è sembrato che sia indisponibile on line. Vedrò come procurarmelo, voglio leggerlo e non sto a spiegare perché ci tengo tanto a leggerlo. Credevo di sapere tutto di Domenico (Mimì) Rea, credevo di aver letto tutto di lui, anche se di Mimì – ho conservato questa punta d’orgoglio di chiamarlo Mimì – non leggo niente da quando è morto (1994). Mi accorgo, invece, che non so neppure dove è nato, anche se al suo paese ci sono stato.

Comincio da un mio lapsus, oggetto di una conversazione con Gilberto Marselli. Gilberto Marselli è stato l’unico amico dei miei vent’anni e del corso della vita che ne è seguita. Ho contato gli anni: sono circa 70. Non devo quindi abituarmi solo alla assenza di una persona cara, ma alla mia stessa vita che resta vuota e scura. Il mio blog Rabatana ci teneva uniti prevalentemente sul filo dell’ironia con i commenti ai post e prevalentemente con email quasi quotidiane, e il telefono. Restano i commenti ai post e ogni tanto li scorro.

Ecco una tiratina di orecchi di Gilberto sull’accennato mio lapsus:
Gilberto (15  settembre 2016, ore 19, 36):
Se mi permetti, vorrei farti notare che, inconsapevolmente, fai molta confusione tra Domenico (Mimì) ed Ermanno Rea. Mentre vuoi giustamente commemorare quest’ultimo (Ermanno), involontariamente ti viene da nominare l’altro Rea (Mimì) non meno importante (l’autore di “Spaccanapoli”, “Gesù fate luce” e, soprattutto, la “Ninfa plebea” che fu l’ultimo suo libro). Era di origini salernitane (Nato a Nepi, vicino Nocera inferiore) era spesso a cena con me e Rocco quando insieme ci incontravamo con gli altri scrittori napoletani (Prisco, Incoronato e Pomilio).
Quanto ad Ermanno Rea ed al suo “Mistero napoletano”, mi sento di dire che, purtroppo, fu un’occasione mancata, in quanto la sua attenta ed interessante analisi fu sopraffatta da forti tensioni interne al PCI napoletano tra i “fanatici e ostentatamente moralisti” e, invece, gli oppositori del regime democristiano dominante. In sostanza, la sovrapposizione di due ossessivi moralismi, negatori della libertà dei singoli.

Io rispondo alle 11,23: Hai ragione, caro Gilberto. Ho commemorato solo ed esclusivamente ERMANNO Rea, ma ho scritto DOMENICO, l’altro REA, che ho conosciuto personalmente e ho amato moltissimo. Ma scrivendo DOMENICO pensavo ad ERMANNO. Che faccio? Correggo i nomi? O lascio il lapsus e questo nostro dialogo chiarificatore?

Fine della conversazione.

Domenico Rea me lo fecero conoscere comuni amici di Pagani, grosso centro dell’Agro Nocerino, separato da una via da Nocera Inferiore: a un lato era Pagani, all’altro lato Nocera Inferiore. Ora non so. Forse Nepi era una frazione dell’uno o dell’altro Comune, non ci feci nessun caso.

La grande Storia della Letteratura Italiana diretta da Enrico Malato riferisce (vol IX, p. 850) che è Rea è nato a Nocera Inferiore, e fin qui ci siamo: per me Pagani o Nocera Inferiore sono sempre stati la stessa cosa.

Wikipedia riferisce che Rea (Domenico e anche Ermanno, tutti due) è nato a Napoli, ma si sa che Wikipedia scrive fesserie, tanto si possono sempre correggere. Sono però preso dalla curiosità e cerco tramite internet di sapere di Nepi. E leggo che Nepi è un comune in provincia di Viterbo !

Per l’amor del cielo ! Giuro che non voglio assolutamente leggere il libro di Di Consoli per sapere o, peggio, solo per sapere con precisione dove è nato Mimì Rea (Andrea Di Consoli certamente riferirà in quale Napoli è nato), ma devo confessare che spero finalmente di saperlo. Voglio però leggere questo libro perché non sapevo che ci fosse e ora che lo so ho tanto desiderio di leggere di e su Mimì Rea. E di capire cosa sono queste due Napoli. La conosco Napoli, ho abitato al Vomero, all’Arenella e ai Quartieri Spagnoli, a via San Domenico Soriano, ho passeggiato pietra su pietra tutta Spaccanapoli dietro don Benedetto Croce, o seguendo Renato Caccioppoli, ho abitato a ogni piano e non c’erano automobili. Amo Napoli, sempre una Napoli, così una, affratellata, umana, senza rivoluzioni. La sola rivoluzione che fece non fu sociale. L’altro Rea ci ha dato due storie di Napoli. Cosa mi darà Di Consoli ?

 

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