Ritrovo tra le mie sparse carte questo appunto – miscuglio di appunti – datato 11 settembre 2015. L’ultimo elemento di questo miscuglio sono due poesie sulla cipolla di due Premi Nobel per la letteratura, alle quali aggiungerò Pace con i miei morti di Rocco Scotellaro. Pubblicherò le poesie col prossimo post.

Ora pubblico il primo elemento dell’appunto.

Sarà un anno che scrissi un omaggio a mia moglie parlando della sua passione per la matematica e della sua immersione nella lettura dei voluminosi manuali del romanzo della matematica. In questi giorni ha iniziato la lettura del 34° volume: «EQUILIBRIO PERFETTO – Le grandi  equazioni della scienza moderna» di circa 400 pagine. In meno di due anni Titina ha letto circa 13.000 pagine e io, roso dall’invidia, le rimprovero di non interessarsi a nulla, di aver abbandonato la cucina (il che è un gran vantaggio), di non leggere i giornali, né guardare la televisione, di non sapere cosa accade nel mondo, di non sapere nulla della tragedia dell’emigrazione.

Si legge sul risvolto di copertina: «Che senso ha dire che un’equazione è bella? Fondamentalmente, che può provocare in noi lo stesso rapimento prodotto da altre cose che definiamo belle. Come una grande opera d’arte, una bella equazione fra i suoi attributi molto più che la pura bellezza: ha l’universalità, semplicità, necessità e una potenza elementare.» O in quarta pagina di copertina: «Schiere di pensatori sono state sconfitte dall’enigma di come sia possibile che leggi di natura fondamentali siano state scritte in modo così comodo sotto forma di  equazioni.»

Si può capire se sono rimasto a bocca aperta leggendo i primi righi della Prefazione del suddetto 34° volume: «In un’intervista alla radio concessa nel maggio 1974 per presentare la sua collezione di poesie Finestre alte, Philipe Larkin (scrittore, poeta e critico musicale britannico – 1922 – 1985 -) sottolineò che una buona poesia è come una cipolla. Esteriormente sono entrambe gradevoli e invitano a procedere oltre, man mano che dischiudono livelli successivi di significato. L’intento di Larkin era quello di scrivere la cipolla perfetta».

A bocca aperta per un  paio di minuti, mi sono poi ricordato di aver letto qualche tempo fa due poesie dedicate alla cipolla. Due poesie di due grandi poeti, di due Premi Nobel per la letteratura: il cileno Pablo Neruda  e la polacca Wislawa Szymborska.

Avevo scritto, ma non ancora pubblicato su Rabatana, l’ultimo articolo sulle edizioni Vitelli, dove, nella presentazione della poesia Pace con i miei morti, avevo scritto che leggo questa poesia come una preghiera per trovare la pace con i miei morti e mi venne voglia di aggiungere che la sfogliavo come una cipolla. Mi dovetti astenere e mi dispiacque.

Poi ho scritto che ho tentato, senza riuscirci per l’emozione, di lasciare su Rabatana il ricordo di amici carissimi, dei quali non faccio i nomi, e che in particolare con loro cerco di fare pace. I nomi li faccio su questo foglio segreto: Benito Lauria, Paolo Juvone, Nicola Scaiano, Angelina Gagliardi La Gala. Angelina è stata una sorella per mia moglie.  

 

2 Responses to L’equazione ha tra i suoi attributi molto più che la pura bellezza; la buona poesia è come una cipolla

  1. Rachele ha detto:

    Sono stata “costretta” a cercare la poesia della Szymbowsksa, che alla fine parla di “idiozia della perfezione”, e ora sono “costretta” a pensare…la poesia, la matematica, la perfezione… ho una gran confusione.
    Un abbraccio a te e Titina.

    • antonio martino ha detto:

      E’ tutto chiaro:

      In noi – grasso, nervi, vene,
      muchi e secrezione.
      E a noi resta negata
      l’idiozia della perfezione.

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