Mi sono “intrufolato” sul sito di Andrea Di Consoli in una conversazione di Maria Antonietta Mattei sullo smantellamento dei controlli amministrativi. Non una, ben due volte. La seconda volta per aggiungere alla mia esperienza in tema di controlli quella di difensore civico regionale, ma la vera ragione fu il ricordo di una telefonata con Rocco Mazzarone sulla difesa civica.

Nella regione di cui sono stato difensore civico la difesa civica era inattiva da alcuni mesi causa il divieto della prorogatio, c’erano problemi per la nomina del nuovo difensore civico. La nomina spettava al consiglio regionale e l’ordinamento ammetteva che si potessero presentare candidature. Alla scadenza del mandato dei difensore civico non si riusciva formare una maggioranza su nessuno dei nomi proposti dai gruppi politici o autocandidatisi. Il mio nome non c’era né tra gli uni né tra gli altri. Intanto scorrevano settimane e due o tre mesi.  

Una sera mi fu telefonicamente proposta la nomina, perché, mi spiegarono, sul mio nome, fatto in conversari dell’ultima ora, la situazione s’era sbloccata, s’era formata una maggioranza senza nessun voto contrario: tecnicamente, unanimità con astensioni. Fui colto di sorpresa, mi rendevo conto che era difficile, quasi impossibile rifiutare la proposta, ma non me la sentivo. Abitavo, come ancora abito in una città dagli inverni lunghi, nebbiosi, con gelida umidità (ed eravamo in dicembre), avevo già una certa età e non me la sentivo di affrontare lo stress del pendolarismo col capoluogo di regione, che avevo fatto per una vita, e di un lavoro molto impegnativo.
Telefonai subito a Rocco Mazzarone con la scusa di un consiglio sanitario, forse sperando di essere decisamente sconsigliato di accettare.
Mazzarone mi disse invece che lo stress fisico mi avrebbe fatto solo bene e volle sapere cos’è questo difensore civico. Glielo spiegai come riuscii a spiegarmi. Naturalmente capì tutto, anche quello che io non sapevo.

E’ un servizio delicato e utile – mi disse -. Accetta l’incarico e impegnati. Serve a contribuire a dare un volto amico alla pubblica amministrazione, a stabilire un rapporto di amicizia tra essa e i cittadini. Non bastano esperienza e cultura tecnocratica. Servono umiltà nel capire le situazioni e mitezza nell’esercizio della funzione. Non basta stimolare buone pratiche, bisogna scoprile e farle emergere. Serve libertà interiore più che autonomia per essere veramente al di sopra delle parti. Al di sopra dell’amministrazione e del cittadino. Perché burocrazia è un termine che ingiustamente ha una valenza esclusivamente spregiativa, ma della burocrazia praticata con discernimento c’è bisogno.  

L’indomani accettai l’incarico. 

 

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